“Renzi? Da italiano quando iniziò avevo speranze, ma dopo aver visto come si pone sono cadute. Lui si piace troppo e questo è pericoloso per lui e per noi. E’ più provinciale di quanto sembra”. Sono le parole dell’imprenditore Lapo Elkann, ospite di Otto e Mezzo, su La7. E aggiunge: “Da quarantenne auspicavo di vedere un giovane che guidasse il Paese. Ma Renzi non è un Macron, che è molto più preparato di lui. E’ un Micron. In altri Paesi ci sono giovani che arrivano al potere, ma sono ben più preparati. Renzi dovrebbe affidarsi a più persone e coltivare meno personalismo e meno egocentrismo. Meno voler essere dappertutto, meno voler parlare di tutto e di niente”. Sul M5s Elkann osserva: “Anche loro hanno parlato tanto e fatto non tanto. Tuttavia, sono stati criticati severamente alcuni sindaci M5S, ma la verità è che non sono colpevoli di tutti i problemi di queste città. Un esempio è Roma. A me non è che piace la Raggi, però attaccarla continuamente non fa bene a Roma. I problemi della Capitale risalgono a 40 anni fa, non sono colpa della Raggi. Certamente si deve fare di più e meglio. Il M5S è molto bravo a parlare e a comunicare coi giovani, ma un conto è la comunicazione, un altro è l’attuazione”. La conduttrice Lilli Gruber chiede al giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi: “Ma un Agnelli potrebbe mai votare per i 5 Stelle”. Ma Lapo puntualizza: “Un Elkann, non Agnelli”. Scanzi risponde: “Chissà che non sia successo quando Chiara Appendino è diventato sindaco. Peraltro, ricordo che Elkann, a inizio carriera, come è un po’ consuetudine dei rampolli della famiglia Agnelli, cominciò sotto lo pseudonimo di Lapo Rossi, lavorando alla catena di montaggio alla Piaggio di Pontedera. E partecipò anche a uno sciopero. Quindi, questa anima un po’ pasdaran c’è in Lapo Elkann”. “E’ vero” – risponde l’imprenditore – “Fu un bel momento, sono molto contento di quella esperienza. Mi dispiacque, però, fare quello sciopero contro mio cugino, a cui volevo tanto bene. Ma non potevo fare altrimenti”
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