Michela Deriu aveva un debito con qualcuno. Una cosa che credeva ormai passata, ma riaffiorata prepotentemente nella sua esistenza, rendendogliela insopportabile, quando lei è diventata ricattabile per via di quel video hard che non voleva che venisse diffuso. È l’ipotesi – come riporta l’Ansa – che si fa sempre più largo tra le tante vagliate dagli inquirenti alle prese con il suicidio della barista di 22 anni di Porto Torres, che si è tolta la vita a La Maddalena, dove si era rifugiata a casa di un’amica alla ricerca della serenità perduta. Ufficialmente per via di una rapina subita qualche sera prima nella sua città, mentre rientrava a casa dal lavoro. Di fatto, perché gli spettri di un passato in cui, probabilmente, si era infilata in un guaio più grande di lei, erano riaffiorati e l’avevano spaventata.

Coordinati dalla Procura di Tempio, i carabinieri di Olbia e Porto Torres stanno stringendo il cerchio intorno ai presunti colpevoli di quanto accaduto. Le ipotesi di reato sono istigazione al suicidio, diffamazione aggravata e tentata estorsione. Per il momento sono stati iscritti nel registro degli indagati due ragazzi di Porto Torres e una loro coetanea di Ittiri. Erano amici di Michela, o almeno lei li frequentava reputandoli tali. Quando è stato girato il video a luci rosse di cui si vergognava, pare che fosse in loro compagnia. Una serata “piccante”, è la pista su cui si sta indagando con molta circospezione, anche per rispetto di quella giovane che tutti descrivono come uno spirito libero, una ragazza solare, dall’intelligenza vivace e versatile, dalla curiosità sconfinata, sempre aperta al confronto.

Lo stesso rispetto che chiede la famiglia, i genitori e la sorella, devastati da un dolore enorme: a loro non resta che il ricordo di una ragazza che non aveva mai confessato l’angoscia che la opprimeva, ma che a ripensarci ultimamente aveva dato qualche segno di inquietudine. Nei giorni scorsi l’avvocata Arianna Denule, legale della famiglia Deriu, aveva dichiarato all’Ansa di aspettarsi nuovi sviluppi, sostenendo che a breve il cerchio si potrebbe allargare e che si potrebbe individuare presto il reale responsabile di una morte che ha colpito nel profondo l’intera comunità di Porto Torres e tutta l’Italia. Le sue parole troverebbero conferma nell’ipotesi che si fa largo anche tra gli investigatori: gli autori del ricatto non sarebbero i tre indagati, ma qualcuno che aveva acquisito da loro – come e a quale prezzo è tutto da verificare – quel video. Un’arma potentissima, puntata contro la giovanissima barista per minacciarla e pretendere che saldasse i suoi debiti pregressi. Sulla cui origine e sul cui ammontare è ancora troppo presto per fare ipotesi.

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