“Chi sceglieresti tra Renzi e Berlusconi in un ballottaggio? Se ci fosse un ballottaggio reale, starei a casa, perché sarebbe come scegliere tra un broccolo e un broccolo. E a me non piacciono i broccoli”. Così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, risponde a una domanda Lilli Gruber, a proposito del suo nuovo libro, Renzusconi, edito da Paper First. La firma del Fatto spiega: “Se uno mi puntasse una pistola alla tempia, però, tra Berlusconi e Renzi voterei il secondo. Sebbene io li ritenga molto simili, con Renzi ho in comune delle battaglie sui temi etici, come quella sulle unioni civili, che il M5S follemente non appoggiò, quella sul testamento biologico, quella sull’eutanasia. Penso, insomma, a temi che mi distinguono e distaccano nettamente da Berlusconi. In più – continua – ho buona memoria, a differenza di qualche editorialista recente che ha preferito Berlusconi a Di Maio, quindi ricordo quello che ha fatto in questi 20 anni Berlusconi. Io non credo che Renzi sia peggiore di Berlusconi e nel libro spiego perché c’è questo paradosso”. E aggiunge: “Berlusconi e Renzi hanno tanti punti in comune, ma anche punti diversi per fortuna di Renzi, come, ad esempio, l’aspetto giuridico. Ci sono però tre aspetti che possono far diventare Renzi l’allievo ripetente di Berlusconi, che definisco suo maestro. Il primo è che, secondo me, Berlusconi ha molto più talento di Renzi. Berlusconi qualcosa nella vita ha fatto, ha più guittezza, più talento, anche negativo, che non riconosco, né vedo in Renzi. Il secondo aspetto riguarda la classe dirigente” – prosegue – “siamo stati anni a dire quanto fossero ‘brutti’ i berlusconiani. Ma quando vedo la classe dirigente renziana, avverto quasi la perversione di rivalutare gli Elio Vito e i Ghedini. E credevo che fosse impossibile. Il terzo motivo per cui penso che Renzi rischi di essere peggio di Berlusconi è quello che mi fa più paura: Renzi fa le stesse cose che voleva fare Berlusconi, ma non c’è quella classe dirigente, quegli intellettuali e giornalisti che erano pronti a fare un girotondo per qualsiasi cosa non andasse bene di Berlusconi”. E chiosa: “Se non c’è un fronte comune dinanzi a cose che non devono accadere, come la lottizzazione della Rai, io ho paura. Quindi, rischiamo di avere un Berlusconi meno talentuoso del Berlusconi originale, ma più protetto dai media. Questo mi fa molta paura e nel libro con ironia cerco di raccontarlo”

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