“Le campane della chiesa Redentore nel quartiere Libertà di Bari suoneranno il 24 dicembre a mezzanotte come da tradizione. Lo assicura don Francesco Preite, direttore dell’oratorio dei salesiani. La dichiarazione del parroco arriva all’indomani delle polemiche nate dalla decisione del suo collega di quartiere, don Vincenzo Auciello della chiesa di Santa Cecilia, di cancellare la celebrazione della messa di Natale a mezzanotte. Le ragioni? Innanzitutto la sicurezza: i fedeli hanno paura di uscire di casa di notte per le strade del quartiere. Oltre al fatto che – a detta del parroco – i baresi sono sempre meno disposti a partecipare alla funzione religiosa. A don Vincenzo aveva fatto eco anche don Marco Simone, parroco di un’altra chiesa del Libertà. La stessa – San Carlo Borromeo – che aveva subìto a novembre scorso un atto intimidatorio dopo la riunione chiesta da don Marco con il sindaco e gli assessori per parlare del degrado del quartiere.

“Qui c’è un allarme sociale altissimo e la situazione da quando sono arrivato, sette anni fa, è peggiorata” tuona Don Francesco. “La decisione dei miei colleghi evidenzia un problema sociale reale: i residenti non si sentono al sicuro. I ragazzi non trovano lavoro e spesso vedono nella malavita l’unica ancora di salvezza. Abbiamo – in collaborazione con il Comune di Bari – alzato la saracinesca del primo social pub e abbiamo dato lavoro a ragazzi disoccupati. È in cantiere un bed and breakfast nel nostro oratorio che offrirà altre possibilità occupazionali. Ma è ancora troppo poco. L’amministrazione comunale sta facendo quel che può, purtroppo però occorrono interventi regionali e nazionali. Questo quartiere è una polveriera. Non basta l’attività repressiva occorre ricostruire la cultura della legalità attraverso la prevenzione”. Il Libertà fa paura, quindi. Nel quartiere, geograficamente a ridosso del centro ma ormai sempre più periferico, molti negozi hanno abbassato le saracinesche. Dopo le 20, c’è il coprifuoco. Nel quadrilatero più “caldo” – quello compreso fra via Trevisani, via Dante, via Malta, via Giovanni Bovio – senegalesi e nigeriani hanno occupato gran parte dei locali e fanno festa fino al mattino. Feste che spesso si concludono in risse.

Nel quartiere considerato il più multietnico della città, l’integrazione funziona a intermittenza. Certo – e va sottolineato – il problema in questi vicoli non sono solo gli immigrati: non sono solo loro a far paura. Qui, risiedono la maggior parte dei pregiudicati ai domiciliari della città, il tasso di disoccupazione è molto alto tra i giovani, la maggior parte dei quali trascorre le giornate agli angoli delle strade con una birra tra le mani, quando la malavita non li arruola per affari illeciti.  Sui portoni, si susseguono cartelli con le scritte “affittasi“: i residenti storici se hanno la possibilità scappano via. Chi resta e ha proprietà, invece, affitta a baresi che a loro volta subaffittano agli immigrati.

Il sindaco Antonio Decaro sa bene che il Libertà è terra di frontiera: “Abbiamo scelto di investire energie e risorse importanti su questo quartiere. Sono pronti – spiega – i finanziamenti del Piano Periferie con i quali saranno create tre nuove piazze. L’intero contesto sarà – inoltre – interessato da una generale riqualificazione dei marciapiedi e della pubblica illuminazione, aumentando la percezione complessiva di sicurezza. Ce la stiamo mettendo tutta. Stiamo lavorando – prosegue – a stretto contatto con le associazioni del territorio che promuoveranno nuovi progetti. Tantissime giovani coppie decidono di trasferirsi in questo quartiere dove si registra il maggior numero di natalità. Questa per noi – conclude – rappresenta una speranza“. Don Francesco, infine, rinnova la preoccupazione per un quartiere che ha patologie simili a quelle delle borgate noir alla Scampia: “Non basta la riqualificazione urbanistica, dobbiamo puntare sulle politiche educative che al momento sono completamente assenti”.

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