La magistratura vuole far luce dopo il moltiplicarsi delle segnalazioni, che riguardano presunte irregolarità per favorire, nelle selezioni dei bandi pubblici, persone vicine al rettore Maurizio Ricci. Che a ilfattoquotidiano.it dice: "Applicata la normativa vigente, clamore del tutto infondato"
Diversi esposti, due ricorsi e altrettante inchieste aperte dalla procura di Foggia. Al centro delle indagini la gestione dei fondi del Miur e dei concorsi da parte dell’Ateneo pugliese. Si parla di presunte irregolarità per favorire, nelle selezioni dei concorsi, persone vicine al rettore Maurizio Ricci. E ora la magistratura vuole vederci chiaro, anche perché le segnalazioni sono diverse e riguardano più aspetti legati alla gestione dell’Università. In principio c’è stata la vicenda dei due professori rimossi dopo aver rifiutato di accettare, tra le altre cose, che la sovrattassa d’Ateneo sui fondi assegnati dal Miur passasse dal 10% delle spese generali al 13% del totale finanziato. Vicenda dalla quale è partita una prima indagine e gli accertamenti da parte della Guardia di Finanza sono tuttora in corso. Poi, nelle ultime settimane, è stata la volta del caso, riportato dal quotidiano L’Attacco, del trasferimento da Brescia a Foggia del figlio di un noto amministrativista che insegna presso l’ateneo pugliese e molto vicino al rettore. Alla fine il trasferimento non ci sarà, ma gli inquirenti continuano a indagare. Soprattutto sulle procedure dei concorsi, oggetto di una seconda indagine coordinata dalla pm Anna Elisa Landi e condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Foggia.
L’inchiesta è scattata dopo l’esposto presentato da Francesca Cangelli, professore associato, relativo a una procedura valutativa per ordinario di diritto amministrativo nel dipartimento di Giurisprudenza. Procedura dalla quale è stata esclusa la docente, da cui sono partiti anche due ricorsi al Tar. Il rettore Maurizio Ricci, interpellato da ilfattoquotidiano.it si è detto “molto dispiaciuto di ciò che leggo sui giornali”, dichiarando che, per quanto riguarda il bando oggetto dell’esposto “l’Ateneo ha applicato la normativa vigente”. E ha aggiunto: “Mi dispiace che per questa vicenda si sia fatto tanto clamore, peraltro del tutto infondato, lesivo dell’immagine della nostra Accademia e del lavoro di tanti docenti e collaboratori. Ledere l’immagine dell’Ateneo fa male soprattutto agli studenti e alle loro famiglie che in questa Università credono”.
IL CONCORSO E IL PRESUNTO CONFLITTO D’INTERESSI – Tutto è partito da una lettera che la docente ha inviato all’Università di Foggia nel dicembre del 2016, nella quale chiedeva di ricusare il professore Enrico Follieri, noto amministrativista vicino al rettore Ricci, designato all’unanimità componente della commissione giudicatrice del concorso per ordinario di diritto amministrativo nel dipartimento di Giurisprudenza. Secondo la professoressa, l’amministrativista aveva un conflitto di interessi dovuto ai rapporti di carattere patrimoniale e fiduciario nei confronti dei familiari dell’altra candidata. Questo perché aveva ottenuto – spiegava la docente nella sua richiesta – incarichi professionali sia dal padre sia dal marito, assessore e poi sindaco a Montesilvano. Quell’istanza fu respinta e la commissione giudicatrice iniziò il lavoro di valutazione, scegliendo alla fine l’altra candidata, che ha preso servizio il 2 febbraio 2017.
“La segnalazione del presunto conflitto di interessi da parte del professore Enrico Follieri – spiegano dall’Università – è stata presa in considerazione dall’Ateneo a seguito di istanza di ricusazione, proposta dalla professoressa Francesca Cangelli, e il procedimento si è concluso con il rigetto, perché l’istanza era infondata in fatto, come del resto è stato confermato dall’Anac, che ha rigettato l’esposto prodotto al riguardo dalla professoressa Cangelli. Si tratta di una questione priva di qualsiasi fondamento”. Va detto, però, che nella delibera dell’Anac si riscontra l’esistenza di un conflitto di interesse potenziale, benché poi non se ne faccia discendere l’incompatibilità e si raccomanda l’Università di porre maggiore attenzione alle dichiarazioni sulle incompatibilità. Di fatto, Francesca Cangelli, convinta che siano state commesse diverse irregolarità, ha invece scritto alla procura, all’Autorità anticorruzione e ha presentato un primo ricorso al Tar Puglia, ancora in attesa di valutazione. “Tale risultato – ha scritto nel ricorso in merito al concorso – è il frutto di una procedura minuziosamente preordinata allo scopo, nella quale sono individuabili plurime violazioni di norme, segnalate prima, durante e dopo la procedura agli organi accademici”.
IL SECONDO RICORSO – Un secondo ricorso Francesca Cangelli lo ha presentato per un’altra vicenda avvenuta in seguito e che riguarda presunte violazioni attinenti a un secondo bando di diritto amministrativo che poteva essere emanato sin dalla fine di giugno 2016, ma è saltato in barba a quanto deliberato dal Consiglio del Dipartimento di Giurisprudenza. Dopo una contestazione, la questione fu inserita all’ordine del giorno del Consiglio del Dipartimento di Giurisprudenza il 27 settembre 2017. In quella occasione il direttore del Dipartimento chiese proprio a Follieri (il cui operato era oggetto del ricorso e dell’esposto alla Procura) lumi su come operare. “Dare avvio al secondo bando è di competenza di questo Dipartimento, in quanto attiene alla sua programmazione” spiega a ilfattoquotidiano.it l’Università, sottolineando che “il Consiglio del Dipartimento, composto dai professori ordinari, allo stato attuale, non ha fatto saltare il secondo bando, ma ha solo deliberato di sospendere la programmazione per ragioni amministrative conformi alla legge. Peraltro, l’Ateneo non ha alcuna competenza in assenza di specifica e completa richiesta di indizione del bando da parte del Consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza, né può sostituirsi a esso. Infatti, per indire la procedura per la copertura di posti di professore di ruolo, è indispensabile che il Consiglio di Dipartimento presenti una specifica richiesta di indizione”. Resta il fatto che secondo Francesca Cangelli la la delibera di sospensione è stata assunta in presunto conflitto di interesse, oggetto di un terzo ricorso.
LE ACCUSE DI INVESTITURA RETTORALE – Nelle carte la professoressa fa riferimento a diverse violazioni che avrebbero favorito persone vicine al rettore. Occorre però fare un passo indietro e capire come si arriva alla nomina di un professore di ruolo. Dopo il conferimento dell’Abilitazione scientifica nazionale da parte di un’unica commissione per tutta l’Italia, si apre una ‘fase locale’, disciplinata dai regolamenti di ciascuna Università. In seguito all’emanazione del bando sono previste procedure selettive (a cui possono partecipare tutti gli abilitati del settore su scala nazionale), oppure procedure valutative (aperte solo agli abilitati interni all’Ateneo). In applicazione della legge Gelmini l’Università di Foggia ha avviato due programmazioni: la prima ha riguardato solo i professori di prima fascia, la seconda – tuttora in corso – professori di prima e seconda fascia. Prima della formalizzazione della seconda programmazione, avvenuta a luglio 2016, nel corso del 2015 nell’Ateneo è stato avviato un processo di modifica sia delle regole relative ai lavori delle Commissioni, sia dei criteri con cui ciascun dipartimento doveva formulare l’ordine dei bandi. Le modifiche, valide per la programmazione 2016/2018, hanno riguardato il depotenziamento del parametro dell’anzianità di servizio e di abilitazione, quello della valutazione dei compiti istituzionali e quello della valutazione della didattica.
Nel ricorso Francesca Cangelli parla di una vera e propria ‘investitura rettorale’. “I nuovi criteri avevano lo scopo di abbassare il punteggio di chi si era abilitato prima, aveva più a lungo ricoperto il ruolo di professore associato e rivestito incarichi istituzionali – si legge nel ricorso – mentre avvantaggiavano i candidati con una maggiore anzianità assoluta, a prescindere dal ruolo, e che magari avessero ottenuto incarichi istituzionali anche in tempi recenti e per nomina rettorale, piuttosto che per elezione”. Tutta una questione di punteggio: le modifiche “hanno consentito al rettore di attribuire premialità ai suoi fiduciari – continua il ricorso – mediante la nomina a presidenti (4+20%) o componenti (4 punti) di organi o mediante attribuzione di deleghe (4 punti), senza che rilevi il dato temporale”. In ipotesi – spiega la professoressa – anche un giorno da delegato vale 4 punti “con evidente disparità di trattamento rispetto a interi mandati negli organi accademici fondamentali”. Di fatto ciascun dipartimento ha così deliberato le graduatorie interne per l’ordine di emanazione dei bandi. Applicando queste modifiche e ottenendo “risultati utili per delegati rettorali o presidenti o componenti nominati negli organi centrali di Ateneo” si denuncia nel ricorso.
L’Ateneo respinge le accuse. “Il Regolamento che disciplina i criteri generali per la proposta di copertura, da parte dei Dipartimenti, di posti di professore di ruolo di prima e di seconda fascia – spiega l’Università – è stato approvato dal Senato Accademico nella seduta del 6 luglio 2016 e, quindi, prima dell’avvio delle procedure concorsuali bandite in attuazione della programmazione triennale del personale, avvenute il 19 luglio 2016. La procedura, a cui ha partecipato la professoressa Cangelli, la quinta in ordine di tempo nell’Ateneo di Foggia, è stata pubblicata il 26 settembre 2016, a distanza di soli due mesi circa dalle prime”. Ma se per l’Ateneo “non corrisponde a realtà” che le modifiche regolamentari fossero preordinate all’ottenimento di “risultati utili per delegati rettorali o presidenti o componenti nominati negli organi centrali di Ateneo”, dato che “dagli atti risulta che, nel biennio 2016/2017, sono state finora espletate 31 procedure concorsuali, di cui solo 8 vincitori, ovvero il 25% circa del totale, rivestono le funzioni prima indicate”, l’esposto fa riferimento non solo al caso della docente.
Qualche dato. In ciascun dipartimento sono nelle prime posizioni per poi risultare vincitori in più della metà dei casi (11 su 21) delegati rettorali o componenti designati negli organi accademici dal rettore Ricci. Per le prime 8 procedure bandite in ordine di tempo nell’attuale programmazione questo è accaduto in sette casi su otto. E se sono complessivamente 48 i concorsi svoltisi presso l’Università di Foggia in applicazione della legge Gelmini, solo in due casi queste procedure hanno condotto all’assunzione di un esterno e in solo 9 casi c’è stato un confronto tra candidati.
IL CASO DEL TRASFERIMENTO – E mentre la Procura cerca di far luce sulle procedure concorsuali, nelle scorse settimane un’altra bufera ha investito l’Università di Foggia, dove si sarebbe dovuto trasferire, nel dipartimento di Economia, Luigi Follieri, ricercatore di diritto privato a tempo definito a Brescia, nonché figlio di Enrico Follieri, lo stesso docente del Dipartimento di Giurisprudenza citato nel suo ricorso da Francesca Cangelli. Il trasferimento sarebbe dovuto avvenire attraverso il meccanismo dello ‘scambio contestuale’ con Rosa Cera, ricercatrice a tempo pieno presso il dipartimento di Studi umanistici. Ne è nata una polemica. Come stabilito dal Miur, lo scambio può avvenire fra personale inquadrato a tempo indeterminato e con la stessa qualifica, ma in Università non tutti riscontravano la necessità di un altro docente di diritto privato, in particolare nel dipartimento di Economia, dove ci sono già due ordinari e due associati. In un’intervista a La Repubblica, il professor Enrico Follieri ha invece sottolineato come, secondo lui, lo scambio sarebbe stato un affare per l’ateneo foggiano perché Rosa Cera, a tempo pieno, percepiva molti più soldi “mentre mio figlio – aveva detto – è a tempo definito” e “percepisce il 50 per cento in meno perché può svolgere anche altre attività”. A questa vicenda si incrociava quella del professor Francesco Astone, associato di diritto privato in servizio che nel gennaio 2013 ha vinto un concorso di ordinario e da allora in attesa di chiamata. Di fatto, dopo la dichiarazione di disponibilità espressa dai due candidati al trasferimento, la decisione finale spettava al Nucleo di valutazione di Ateneo, ma nei giorni scorsi Rosa Cera ha ritirato la disponibilità a trasferirsi a Brescia. Se questa polemica è rientrata, le indagini sull’Ateneo, tra acquisizioni di documenti e verifiche, vanno invece avanti.