La parlamentare pugliese due giorni fa ha lasciato l'incarico motivando la scelta con il fallimento della riforma del sistema di Alta formazione artistica e musicale. Ora emerge che nel dicembre 2015 ha chiamato come capo della segreteria del suo ufficio Stefano Paciello. "Non c'è parentela in linea diretta, la legge lo consente"
Due giorni fa ha lasciato il suo incarico al ministero dell’Istruzione, motivando la scelta con il “fallimento” della riforma del sistema di Alta formazione artistica e musicale. In chiara polemica con la ministra Valeria Fedeli e con l’ex ministra Stefania Giannini. Ora si scopre che la sottosegretaria Angela D’Onghia nel dicembre 2015 ha chiamato a Roma con l’incarico di capo della segreteria del suo ufficio il nipote Stefano Paciello. Per lui uno stipendio da 72mila euro nel 2016 e 85mila nel 2017. A raccontarlo è Repubblica, che riferisce come Paciello smentisca la parentela mentre la stessa D’Onghia precisa: “Non si tratta di un nipote in linea diretta, è un nipote acquisito”.
“La legge non me lo impedisce”, continua la senatrice eletta nel 2013 in Puglia nella lista Con Monti per l’Italia, perché “chi non è imparentato in linea diretta può far parte delle segreterie”. E per giustificare la scelta aggiunge: “Due anni dopo il mio arrivo al ministero è accaduto un fatto increscioso. Sono spariti all’improvviso dei documenti negli uffici. Per questo ho deciso di chiamare a Roma una persona di cui sapevo di potermi fidare“. Ora comunque “anche lui ha lasciato l’incarico”. La senatrice pugliese smentisce che le dimissioni abbiano a che fare con questa storia: “Capisco che ogni tanto bisogna buttare fango su qualcuno, ma io penso di essere una persona corretta”.