“Impugneremo sicuramente il provvedimento di scarcerazione“. Il procuratore di Bari Giuseppe Volpe annuncia la decisione della Procura di impugnare il provvedimento di scarcerazione del Tribunale del Riesame per Maurizio Zecca, 51enne di Acquaviva delle Fonti accusato di avere violentato una dottoressa della guardia medica ma rimesso in libertà perché la denuncia è arrivata troppo tardi. E cioè dopo 9 mesi, quando il limite previsto dalla legge è di sei. “Ravvisiamo la connessione con reati procedibili d’ufficio – spiega Volpe – e questo supera il problema dell’improcedibilità per querela tardiva“. Il procuratore spiega che nella contestazione di stalking già addebitata a Zecca dal pm Simona Filoni, sono compresi i reati di “minacce gravi, violazione di domicilio aggravata e violenza privata, che sono tutti reati procedibili d’ufficio”. “Non siamo impazziti – continua Volpe – tanto da contestare un reato improcedibile perché denunciato troppo tardi. Stiamo predisponendo il ricorso e domani – annuncia il procuratore – avrete tutti i dettagli”.
La vicenda riapre il dibattito sui tempi per la denuncia delle violenze sessuali. Il problema infatti era già sorto nel caso delle dichiarazioni di alcune attrici o aspiranti tali che accusavano il regista Fausto Brizzi di molestie sessuali: anche in quella circostanza erano trascorsi più di 180 giorni dal fatto per cui non è stato possibile procedere con le indagini. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, dalle pagine di Repubblica, si dice “pronto discutere” se serva una modifica alla legge sui tempi per la presentazione della querela. Da parte sua, il Guardasigilli si dice disponibile a valutare modifiche: “Sono aperto a qualsiasi confronto e discussione per valutare se sia necessaria una riforma del codice su un tema così importante come quello della violenza sessuale”.
A lanciare un appello per modificare la legge è l’avvocato Giulia Bongiorno, ex parlamentare e cofondatrice con Michelle Hunziker della fondazione Doppia Difesa, che si batte contro le violenze sulle donne. “Va detto che i sei mesi previsti per la querela in caso di violenza sessuale – dice a Repubblica – sono un termine più lungo di quanto predisposto per gli altri reati. Ma visto che in politica si procede per piccoli passi, almeno si potrebbero raddoppiare i limiti per presentare querela. Noi in fondazione vediamo tante donne: il tempo medio per l’elaborazione di una violenza sessuale è di circa 8 mesi“, conclude l’avvocato Bongiorno. Ma, visti i tempi del Parlamento, spetterà ormai al prossimo governo decidere se e come modificare il codice penale.