Il militare appartiene al Battaglione "Toscana". Il comando: "Verifiche della scala gerarchica, grave comportamento". Il procuratore De Paolis: "Probabilmente nessun reato militare, ma le questioni sono di profilo disciplinare e un grande problema culturale"
E’ di un giovane militare di 20 anni del Battaglione la bandiera dell’esercito dell’impero tedesco fotografata affissa alla parete di una stanza della caserma Baldissera, a Firenze. A confermarlo è stato lo stesso comando dei carabinieri del Battaglione Toscana, con una nota firmata dal tenente colonnello Alessandro Parisi. La bandiera, come dibattuto in queste ore, non è tipica del periodo nazista, ma era il vessillo di guerra dell’impero prussiano, finito nel 1919. Tuttavia è spesso utilizzata nelle manifestazioni dei neonazisti e nelle curve delle tifoserie di estrema destra. La camera ha diversi posti letto. Nella caserma Baldissera, per i circa 300 militari del battaglione, sono riservate camere a due o quattro posti letto. E’ invece un poster di “Call of Salveenee”, parodia già nota del videogioco Call of duty, l’immagine, che appare nella stessa camera, in cui è ritratto il leader della Lega Matteo Salvini che imbraccia un mitra.
La vicenda, dicono dal comando del “Toscana”, “è stata immediatamente oggetto di accertamenti da parte della scala gerarchica – che ha già informato l’autorità giudiziaria militare – avviando l’esame della posizione disciplinare dell’interessato, per il grave comportamento posto in essere”.
I simboli sono ciò che diventano e l’uso che se ne fa. Oggi quella bandiera sventola in molte manifestazioni neonaziste. Averla esposta in una caserma dei Carabinieri è grave ed offende anche le donne e gli uomini dell’Arma che difendono e condividono i valori della democrazia. pic.twitter.com/XaNBctL5IR
— Roberta Pinotti (@robertapinotti) 2 dicembre 2017
Proprio il procuratore militare di Roma Marco De Paolis ha parlato al Gr Rai: “Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare – dice – ma c’è un problema disciplinare e un grande problema culturale”. De Paolis sottolinea che “la norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il nazismo vale per i civili e non specificamente per i militari” quindi il militare potrebbe essere indagato dalla procura ordinaria ma non da quella militare. “Penso che sia più un grande problema di natura disciplinare e culturale”, dice il procuratore che aggiunge: “La questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi“. De Paolis, peraltro, è stato il magistrato che più di tutti ha portato avanti le inchieste e i processi nei confronti dei responsabili delle stragi naziste in Italia, a partire da Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto.