Il giudice: “La Repubblica federale è erede del Terzo Reich”. Ma la Farnesina è al fianco dei tedeschi. Il motivo? Evitare un caos diplomatico. Ma anche il timore che altri Stati se la prendano con noi per le stragi fasciste nella ex Jugoslavia o in Grecia. Gli esperti di diritto al fatto.it: “In realtà le soluzioni ci sono, ma manca la volontà politica”. Come gli ex SS condannati ma mai in carcere
Contro le vittime dei nazisti, a fianco della Germania. E’ la posizione dello Stato italiano nel processo per la strage di Limmari del 1943, per la quale il tribunale di Sulmona, il 2 novembre, ha condannato la Germania, come erede del Terzo Reich, a risarcire il Comune di Roccaraso e i discendenti delle 128 vittime per danno “non patrimoniale”. Una sentenza storica, perché apre la strada ai risarcimenti anche per le altre numerose stragi naziste
Nel paesino abruzzese sopravvisse solo una bambina
Il giudice: “Germania colpevole, successore del Terzo Reich”
Chissà cosa avrà pensato Virginia quando, nella causa intentata contro la Germania da lei e dagli altri eredi delle vittime – rappresentati dagli avvocati Lucio Olivieri, Monica Oddis e Claudia Di Padova – la Farnesina si è costituita in difesa di Berlino. Il ministero non voleva “incorrere in una violazione del diritto internazionale”, perché l’Italia, ricorda ancora il vertice della diplomazia italiana, ha rinunciato a ogni pretesa nei confronti della Germania nel 1947, con il Trattato di Pace di Parigi. E poi c’è la sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Ma, forte della sentenza della Corte Costituzionale e di quella della Cassazione, il giudice Giovanna Bilò, del tribunale di Sulmona, il 2 novembre ha condannato in contumacia la Germania, “quale successore del Terzo Reich”, come “responsabile dell’uccisione” con “modalità efferate” dei 128 civili. In più, ha obbligato Berlino a corrispondere al Comune di Roccaraso 800mila euro di “danno non patrimoniale”.
Il governo impedisce i risarcimenti. Nonostante la Consulta
Stragi fasciste all’estero: la coda di paglia degli italiani
Tra i motivi che frenano il governo italiano probabilmente c’è il timore che un domani Paesi come l’Etiopia, la Slovenia o la Grecia vengano a chiederci il conto per le stragi fasciste, a dispetto del falso mito degli “italiani brava gente”, di un esercito che al contrario di quello tedesco ha sempre rispettato e solidarizzato con le popolazioni invase. In quel caso i risarcimenti complessivamente ci costerebbero diverse centinaia di milioni di euro. “Su questo il nostro Paese è rimasto sempre in silenzio – dice Bernardo Cortese, professore di diritto dell’Unione europea all’università di Padova – Non è da escludere che ci sia anche questo, nella somma delle ragioni che portano il nostro ministero a non muoversi contro la Germania. Ci sono tante cose che spiegano le nostre reticenze. Ovviamente non siamo solo dalla parte delle vittime”.
Gli esperti di diritto: “Berlino e Roma sbagliano: le vittime vanno risarcite”
Quella volta che Tsipras voleva sequestrare il Goethe Institut
Ma quindi la priorità va data al giudizio della Corte internazionale o a quello della Corte Costituzionale? Per Cortese non ci sono dubbi: “Nel nostro ordinamento – risponde a ilfattoquotidiano.it – prevale la Corte Costituzionale. Ma come si ottiene il risarcimento dalla Germania? Non si possono aggredire le sedi diplomatiche. Anche se una volta una villa del Goethe Institut fu messo di mezzo”. Era il 2015 e il governo greco di Alexis Tsipras tentò di confiscare il Goethe Institut di Atene e Salonicco e la scuola tedesca della capitale per risarcire le vittime di una strage nazista di Distomo. Gli eredi delle vittime greche si rivolsero pure al tribunale di Como per chiedere il sequestro della Villa Vigoni, a loro parere l’unico bene espropriabile di proprietà della Repubblica federale tedesca. Ma anche in quel caso senza successo.
“Le soluzioni ci sono. Ma manca la volontà politica”
“Queste finiscono per essere delle sentenze simbolicamente importanti ma che non avranno seguito concreto” commenta il professor Cortese. Una soluzione però c’è, secondo lui. “Ci vorrebbe un accordo costruttivo tra il governo tedesco e quello italiano. Dei giudici italiani ordinari, ad esempio, avevano proposto una soluzione conciliativa alla Germania, in termini di concedere borse di studio ai discendenti dei deportati, una soluzione curiosa ma interessante” rammenta il docente di Diritto europeo. Anche in quel caso, però, non si concretizzò niente. “Non ebbe seguito perché mancò l’esecuzione. Manca – conclude Cortese – una volontà esclusivamente politica”.