Diversi esponenti del Partito Repubblicano hanno preso le distanze dall’ex giudice ultracattolico. Non Donald Trump, che su Twitter ha ribadito il proprio appoggio a Roy Moore, candidato del Grand Old Party in Alabama nelle elezioni suppletive per il Senato che si terranno il 12 dicembre: “Il rifiuto dei democratici a dare neanche un voto ai massicci tagli delle tasse mostra il perché abbiamo bisogno che il repubblicano Roy Moore vinca in Alabama”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti in favore del controverso candidato, accusato da diverse donne di averle molestate quando erano minorenni.
Democrats refusal to give even one vote for massive Tax Cuts is why we need Republican Roy Moore to win in Alabama. We need his vote on stopping crime, illegal immigration, Border Wall, Military, Pro Life, V.A., Judges 2nd Amendment and more. No to Jones, a Pelosi/Schumer Puppet!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 4 dicembre 2017
“Abbiamo bisogno del suo voto per fermare la criminalità, l’immigrazione illegale, per sostenere il Muro, l’esercito, il movimento per la vita, i giudici che difendono il Secondo emendamento”, ha continuato definendo l’avversario di Moore, Doug Jones, “un burattino di Pelosi e Schumer”. Trump ha anche chiamato Moore al telefono per incoraggiarlo nella corsa, confermando e rafforzando così il suo endorsement. La Casa Bianca ha confermato la conversazione tra il presidente e l’ex magistrato, fondatore della “Foundation for Moral Law”, ferocemente anti-gay e anti-musulmano, è accusato da 6 donne di averle assalite sessualmente quando avevano tra i 16 e i 18 anni. Moore ha subito messo mano ai social network: “Ho appena finito di parlare con il Presidente e mi ha detto che ha bisogno di un combattente per vincere al Senato”.
“Go get ‘em, Roy!” – President Trump
Just got off the phone with President Trump who offered his full support and said he needs a fighter to help him in the US Senate.
I look forward to fighting alongside the President to #MAGA!
— Judge Roy Moore (@MooreSenate) 4 dicembre 2017
A cosa si riferiscono le accuse che il miliardario newyorkese rivolge ai democratici? Al fatto che la scorsa settimana il Senato, a maggioranza repubblicana, ha approvato la riforma fiscale voluta dal presidente con 51 voti a favore, con un repubblicano che si è unito ai 48 democratici che hanno votato uniti contro la misura che considerano un regalo per imprese e ceti più ricchi, senza reali vantaggi per le famiglie americane. Intanto monta l’attesa per un comizio del presidente in programma per venerdì in Florida, a pochi giorni dal voto in Alabama dove Trump ha scelto di non recarsi di persona per fare campagna.