Donald Tusk esulta su Twitter. Theresa May e Jean-Claude Juncker frenano. Nel primo pomeriggio l’accordo tra Londra e Dublino sui confini tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda e quello per la fine della prima fase dei negoziati per la Brexit sembravano a un passo. Poi, poco dopo le 17, l’improvvisa marcia indietro: oggi “purtroppo non è possibile annunciare un accordo” sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ma saranno necessari “ulteriori negoziati e discussioni”, però “sono ancora fiducioso che si possano fare progressi sufficienti prima del 15 dicembre”, spiegava il presidente della Commissione Ue che nel pomeriggio ha incontrato a Bruxelles la premier britannica Theresa May.
In mattinata il Financial Times scriveva che Londra e Dublino hanno raggiunto un compromesso sulla questione del confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Il che renderebbe più vicino l’accordo sulla prima fase del negoziato per l’uscita del Regno Unito dall’Ue. L’intesa tra il governo britannico e quello irlandese manterrebbe il cosiddetto regulatory alignment tra le due Irlande, cioè la situazione attuale. Secondo una bozza dell’intesa ottenuta dalla tv irlandese Rte l’intesa manterrebbe di fatto l’Ulster nel mercato unico europeo e nell’Unione doganale, con le regole attuali, contrariamente a quello che succederà in Gran Bretagna. Alla stessa conclusione arriva anche il Guardian, che cita un testo di progetto di accordo di 15 pagine in cui si precisa che, al paragrafo 48, “in assenza di soluzioni concordate il Regno Unito continuerà a garantire che rimarrà in vigore il regulatory alignment“, con mercato interno e unione doganale.
La formulazione, ha riferito un funzionario di alto livello al Financial Times, verrebbe incontro alle preoccupazioni di Dublino riguardo al ripristino di barriere fisiche lungo il confine tra le due irlande e non ha trovato opposizione da parte di Londra. L’accordo è stato concluso pochi minuti prima che la premier britannica Theresa May incontrasse il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per un colloquio cruciale per il proseguimento dei negoziati. La notizia ha anche spinto in alto la sterlina, che era apparsa debole sulle borse asiatiche e nelle prime contrattazioni in Europa. Secondo il Guardian, l’intesa di massima è stata confermata agli eurodeputati dal negoziatore europeo Michel Barnier.
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si dice su Twitter “incoraggiato dopo la mia telefonata con il premier irlandese Leo Varadkar “sui progressi sulla questione dell’Irlanda, legata alla Brexit. Ci avviciniamo a raggiungere un progresso sufficiente al Summit di dicembre”. Oltre che con Tusk, Varadkar ha parlato al telefono con Juncker, prima del sua pranzo di lavoro con la May. I negoziatori dell’Ue e britannici sono “molto vicini all’accordo finale” sulle questioni legate all’Irlanda, che garantirà non sia un “hard border”, ha dichiarato il ministro irlandese degli Esteri, Simon Coveney.
Poi, all’improvviso, nel pomeriggio era arrivato il caveat posto dal Dup, il Partito unionista nordirlandese il cui sostegno è vitale per garantire la maggioranza al gabinetto conservatore, che aveva messo in guardia: un’intesa di questo tipo rischierebbe di creare una barriera con il resto del Regno, spiegava alla Bbc una fonte del partito. Poco dopo arrivavano le due frenate, quella di Juncker e quella di Theresa May: “Su molti punti c’è intesa comune ed è chiaro che vogliamo andare avanti insieme, ma su un paio di questioni servono altri negoziati e consultazioni, che continueranno. Ci riuniremo ancora prima della fine della settimana, sono fiduciosa”, ha detto il primo ministro Tory in conferenza stampa con Juncker.
Intanto la Scozia è pronta a invocare lo stesso status post Brexit che sarebbe garantito all’Irlanda del Nord. Lo scrive Nicola Sturgeon, leader indipendentista dello Scottish National Party e first minister del governo locale di Edimburgo su Twitter. “Se una parte del Regno Unito può mantenere un allineamento normativo con l’Ue e in effetti restare nel mercato unico (cosa che sarebbe la giusta soluzione per l’Irlanda del Nord) non vi sono sicuramente buone ragioni pratiche perché altri non possano” fare lo stesso, ammonisce la Sturgeon.