Le parole del vescovo di Taranto potrebbero diventare il ponte per sbloccare la situazione dell’Ilva, in stallo dopo il ricorso al Tar presentato da Michele Emiliano e la presa di posizione di Carlo Calenda che ha stoppato il negoziato tra azienda e sindacato. “Questo è il momento di un segno. È necessario dare una risposta al disagio, fare vedere che c’è qualcosa che si muove”, è stata l’esortazione di monsignor Filippo Santoro in un’intervista a La Repubblica. Un invito colto dal governatore della Regione Puglia per “dare la disponibilità” a sedersi al tavolo con il ministero dello Sviluppo Economico affinché sia migliorato il piano ambientale che ha prorogato al 2023 il termine per ultimare bonifiche e messa a norma dell’acciaieria tarantina.

Tira aria di disgelo tra Regione Puglia e governo dopo i botta e risposta senza esclusione di colpi degli scorsi giorni. E per la prima volta interviene anche il presidente del Consiglio. “Quando ci sono capitali pronti a bonificare l’ambiente e salvare il lavoro, un grande Paese trova il modo di accoglierli e di non disperdere queste risorse”, ha detto Paolo Gentiloni poche ore dopo l’apertura del presidente della Puglia. “Ho letto con grande interesse e condivisione l’intervista al vescovo di Taranto che invita a sedersi immediatamente al tavolo e do la mia disponibilità totale e immediata”, ha detto Emiliano aprendo al confronto con il governo senza pregiudiziali, compresa la decarbonizzazione sulla quale il presidente della Puglia spinge dall’ottobre dello scorso anno. Risponendo al vescovo che aveva chiesto alle parti di non “anteporre orgoglio personale e posizionamento politico davanti a una questione di questo tipo”, il governatore ha spiegato che “quando ci si deve sedere per parlare e per trovare una via di uscita non si pongono condizioni”. Una “regola fondamentale”, ha aggiunto.

Emiliano ha poi sostenuto che “senza l’impugnativa” del decreto di Palazzo Chigi “sarebbe stato difficilissimo convincere il governo e l’azienda a ragionare con la Regione e il Comune di Taranto” del piano ambientale ed industriale dell’Ilva, che sono “per certi versi illegittimi e per altri gravemente deficitari, ma si possono tranquillamente aggiustare senza fare troppi drammi o ricatti reciproci”.

“Sono sempre pronto a vedere Emiliano, sentirlo e parlare con lui, come del resto ho fatto quando ci siamo visti al ministero”, ha risposto il ministro Carlo Calenda. “La cosa importante è risolvere questo problema e non allontanare da Taranto un piano ambientale importante e un piano di investimenti fondamentale”, ha spiegato sottolineando che “l’invito è sempre lo stesso: ritiri il ricorso, apriamo un tavolo di confronto” che “non si può spostare nei tribunali”. C’è “un’idea profonda che la realtà non esista e che si possa parlare d’altro e fare demagogia un tanto al chilo – ha attaccato il ministro – perché tanto il problema non cade mai sulle spalle di chi questa demagogia la fa”.

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