“Pietro Grasso leader di Liberi e Uguali? Con tutto il rispetto per il mio ex collega, lui non è una faccia nuova e non può rappresentare il nuovo, né il 60% di astensionismo“. Inizia così, ai microfoni di Ho scelto Cusano, su Radio Cusano Campus, l’affondo dell’ex magistrato Antonio Ingroia nei confronti di Pietro Grasso. “Non è tutto oro quel che luccica” – spiega – “Noi siamo molto critici nei confronti del progetto politico che è nato da questa fusione a freddo tra Mdp, SI e Possibile e che ha poi prodotto questa leadership di Pietro Grasso costruita in laboratorio a tavolino. La nostra idea, come Mossa del cavallo che produrrà la Lista del Popolo per le prossime elezioni politiche, è che è finito il tempo dei professionisti della politica che costruiscono i leader in laboratorio. Dovranno rassegnarsi Bersani e D’Alema che sono i veri artefici dell’operazione Liberi e Uguali”. E aggiunge: “Al di là dell’abilità dell’ultimo minuto nel cancellare la parola ‘sinistra’ dal nome del progetto, si tratta di un movimento che vuole unire la sinistra e questo è già sbagliato e perdente. Gli italiani non vogliono più sentire parlare di sinistra e destra. Quel 60% di astenuti ne ha piene le tasche di sinistra che è sinistra solo apparente. L’assemblea di Liberi e Uguali è stata solo apparente, perché nulla ha deciso e si è fatta solo per applaudire una scelta che era già stata presa a tavolino e in altre stanze chiuse”. Ingroia, poi, si sofferma sulla figura di Pietro Grasso: “E’ stato un magistrato di grande esperienza, coraggio, capacità professionali, ma bisogna ricordarsi che è diventato procuratore nazionale Antimafia per una legge ad personam di Berlusconi, che ha escluso Gian Carlo Caselli, il quale aveva più numeri di Pietro Grasso. Lo stesso Grasso in una famosa intervista disse che il governo Berlusconi meritava un premio speciale per la sua attività antimafia. Pietro Grasso non è certamente di sinistra – continua – non lo è stato nelle sue momentanee contiguità con la politica. Anche quando Caselli nel 1992 fu nominato procuratore di Palermo, Grasso era il suo avversario, candidato dell’allora ministro della giustizia Martelli. Quindi, non aveva una posizione di sinistra sinistra, come lo sono i fondatori di Liberi e Uguali. Poi è stato sostenuto dal governo Berlusconi contro Caselli”. E chiosa: “Grasso ha avuto sempre posizioni molto prudenti su tante iniziative della procura di Palermo. Non volle sottoscrivere l’appello della procura di Palermo contro l’assoluzione di Andreotti in primo grado. E’ stato molto tiepido, quando era il mio capo, su indagini che avevo portato avanti intorno ai sistemi criminali, sulla trattativa Stato-mafia, sul processo Dell’Utri. E’ stato sempre un uomo prudente, legittimamente, ma anche un magistrato cauto”
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