È costato 15 milioni di euro (più altri 6,5 per l’ampliamento già stanziati dal governo), soldi praticamente tutti pubblici. Ci sono voluti dieci anni per costruirlo, e uno in più di ritardo per impicci burocratici per aprirlo. Era stato finalmente inaugurato a settembre, salvo poi bloccarsi di nuovo per altri due mesi, nel silenzio generale, quasi misterioso, delle istituzioni. Ora finalmente ci siamo: il Centro Paralimpico del Tre Fontane a Roma sta per aprire. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, anche l’ultimo ostacolo dell’accatastamento è stato risolto, presto i ragazzi potranno cominciare ad allenarsi e il sogno di avere in Italia una cittadella dello sport per disabili sarà realtà. Fino al prossimo intoppo, che potrebbe arrivare già in primavera, quando Comune di Roma e Eur Spa, co-proprietarie del terreno, dovranno sedersi al tavolo per risolvere una volta per tutte il contenzioso che si trascina da anni.
10 ANNI E 20 MILIONI DI EURO – Il Tre Fontane è una struttura all’avanguardia, sul modello mitteleuropeo, dove i ragazzi vittime di incidenti possono ricominciare la loro vita da disabili grazie all’aiuto dello sport, e quelli che sono già atleti allenarsi in vista delle competizioni. Ci sono impianti di ogni tipo, uffici per il personale delle varie Federazioni, presto anche una foresteria e un palazzetto dello sport grazie a nuovi investimenti della Presidenza del Consiglio. Per realizzare tutto ciò ci sono voluti tanti soldi (15 milioni di euro circa, con un mutuo acceso dal Comitato e quindi di fatto con risorse pubbliche) e ancora più tempo: oltre un decennio, con l’inizio del progetto nel 2006 e la fine dei lavori nel 2016.
I TERRENI NON SONO (TUTTI) DEL COMUNE – Ecco la prima anomalia: tra la conclusione delle opere e l’inaugurazione passa più di un anno. Un arco di tempo in cui la struttura è pronta ma resta inutilizzata, e costa in manutenzione circa 300mila di soldi pubblici per tenerla chiusa. A bloccare l’apertura del Tre Fontane è un errore macroscopico che ha viziato tutto il progetto, e forse continuerà a condizionarlo anche in futuro: all’epoca qualcuno ebbe la pessima idea di concedere un titolo edificatorio su terreni che non erano tutti del Comune. La proprietà dell’area di circa 100mila metri quadrati è divisa infatti in parti quasi uguali (51-49%) tra Roma Capitale e Eur Spa, società al 90% dal Ministero dell’Economia (e, ironia della sorte, per il restante 10% proprio del Comune). Quando i lavori sono stati conclusi, la partecipata statale ha reclamato la sua parte.
L’INAUGURAZIONE FARSA – Per un anno Comune e Eur Spa hanno litigato: Pancalli minacciava di incatenarsi ai cancelli per avere il suo centro. Poi, finalmente, l’accordo: la partecipata dava per 12 mesi in comodato d’uso gratuito i suoi terreni al Comune, che a sua volta li avrebbe concessi al Cip. È fatta, sembra. Mancano in realtà un paio di passaggi burocratici, l’accatastamento del progetto presso il Dipartimento di Urbanistica e la dichiarazione di agibilità. Una pura formalità, tanto che il Comitato paralimpico organizza l’inaugurazione in pompa magna. Il 25 settembre all’Eur ci sono tutte le istituzioni: il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il ministro dello Sport, Luca Lotti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, persino il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma la cerimonia è una farsa: ad oggi è ancora tutto chiusa.
IL CONTENZIOSO INFINITO – L’iter incredibilmente si era bloccato di nuovo: Eur Spa aveva dei dubbi sulla legittimità del famoso titolo edificatorio, e si rifiutava di procedere per la sua parte. Così sono passati altri due mesi, tra nuovi appelli del Cip e carte bollate fra i due enti. Per fortuna la vicenda si è risolta diplomaticamente: nelle scorse ore anche Eur Spa ha firmato l’accatastamento, l’idoneità arriverà in automatico. A gennaio 2018 il Tre Fontane sarà finalmente realtà e inizieranno le attività. Sperando che non si interrompano più.
Già, perché l’anno prossimo scadrà la convenzione firmata da Eur Spa e Comune, e c’è il pericolo di un nuovo stallo. Le parti si vedranno già ad aprile, per trovare un accordo definitivo evitando di ridursi all’ultimo momento. Ma per entrare in possesso dell’area, Roma Capitale dovrà dare qualcosa in cambio: la partecipata vorrebbe la possibilità di costruire anche ad uso residenziale sull’area limitrofa del Velodromo (altro progetto bloccato da anni), ma il Comune è sempre stato restio. In caso contrario, pretenderà un canone di locazione: secondo le prime stime, circa 130mila euro l’anno. La sindaca Raggi certo non naviga nell’oro, il Comitato paralimpico ha un bilancio striminzito e basato al 90% sui contributi dello Stato. In un caso o nell’altro, serviranno altri soldi pubblici.