L’Antitrust ha aperto un procedimento di inottemperanza nei confronti di Ryanair, perché la compagnia aerea low cost continua a non informare sui diritti dei passeggeri dopo la cancellazione di voli. Ora, Ryanair rischia una multa da 10 mila a 5 milioni di euro. Il 25 ottobre, l’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato aveva aperto un’istruttoria per presunte pratiche in violazione del Codice del consumo, che dal 2005 tutela i diritti dei clienti. A mettere in moto la macchina dell’Antitrust era stato il caso dei 2 mila voli cancellati da settembre a fine ottobre, che hanno lasciato a piedi oltre 400mila passeggeri. 

Nei confronti di Ryanair era stato emanato un provvedimento cautelare che obbligava la compagnia irlandese a informare i consumatori italiani dei loro diritti quando gli viene cancellato un volo. Queste informazioni dovevano essere comunicate sia attraverso una comunicazione specificamente diretta ai consumatori italiani che attraverso informazioni facilmente reperibili sulla versione italiana del sito di Ryanair. Obbligo che è stato però ignorato: da qui la decisione di avviare il procedimento, anche perché la compagnia low cost non ha pubblicato nulla neanche dopo che il Tar del Lazio aveva respinto la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento.

Queste cancellazioni erano state motivate con l’esigenza di permettere a piloti ed equipaggio di cabina di utilizzare le ore di ferie accumulate. Una decisione che aveva scatenato l’ira e le polemiche dei numerosi viaggiatori italiani, che si erano rivolti proprio all’Antitrust, il quale aveva rilevato che le cancellazioni erano “in larga misura riconducibili a ragioni organizzative e gestionali del vettore” e aveva contestato  “il tenore e le modalità delle informazioni con cui Ryanair ha informato i passeggeri della cancellazione dei voli”.

Secondo l’Antitrust infatti, la compagnia aerea non ha comunicato in modo abbastanza chiaro il fatto che i biglietti annullati possono essere rimborsati o modificati. In questo modo i consumatori potrebbero essere “indotti in errore circa l’esistenza e quindi l’esercizio del loro diritto alla compensazione pecuniaria“, previsto dal regolamento Ue n. 261 del 2004 che riguarda proprio la cancellazione di voli aerei.

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