Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che stasera festeggerà il Torcida Day al Teatro Sala Umberto di Roma, presentazione di Renzusconi alle 18 con Alessandro Di Battista e spettacolo Eroi alle 21. Chi non viene è intriso di nequizia.
1. Ops, mi ero dimenticato la citazione di Gianni Mura: “Altre considerazioni”. Proseguiamo.
2. Ora che l’Inter ha vinto matematicamente e con merito lo scudetto, esigo le scuse da tutti i fenomeni che ad agosto mi insultarono biecamente quando scrissi che – grazie al Marchiano Spalletti – l’Inter avrebbe giocato alla pari con Juve e Napoli.
3. Lo scudetto di Spalletti, al netto della fortuna iniziale, è uno dei più grandi capolavori nella storia del calcio italiano. Allenatore straordinario, in quanto divisivo e fumantino non poteva che trovare la piena epifania in un ambiente illogico come la Pinetina: il caos lo ha esaltato. C’è, in tutto questo, un chiaro parossismo di sicumera crassa. Sia dunque lode.
3 bis. La grandezza del Marchiano Spalletti la capisci anche dall’aver bullonato d’estate Perisic, quando ad agosto (senza logica alcuna) tutti dicevano che andasse per forza venduto. Poveri gonzi. Uno dei tanti incantamenti idioti estivi, come quella volta che fecero passare Iturbe per Mazinga. L’umanità è quasi sempre stupida. E non avrà mai salvezza.
4. Sabato c’è Juventus-Inter. Se Allegri non batte Spalletti, non lo riprende più.
5. L’esultanza rabbiosa di Higuain ci stava eccome. Lo sport deve essere anche conflitto. Scontro. Teatro. Era teatralmente perfetto vedere Higuain che provocava chi lo esultava nel riscaldamento e sfanculava De Laurentiis. E’ calcio, ragazzi: non il presepe dei brodi lessi.
5 bis. Considerando i suoi continui exploit al San Paolo, lo si può ormai asserire con certezza inesausta: il Pipita, al posto delle palle, ha due enormi noci di Gozi.
6. Prima che gli amici napoletani mi fraintendano e si arrabbino, chiarisco meglio: hanno tutto il diritto di odiare (calcisticamente) “Giudain”, ma lui ha tutto il diritto di rispondere a tono. Ovvero irridendo. E – purtroppo per loro – segnando. Mietendo. Falcidiando.
6 bis. Nella sfida con Allegri, il Che Gue Sarri è uscito battuto. Se la Juve ha dimostrato una volta di più di vivere la sconfitta come un’onta biblica, il Napoli esce ridimensionato. Non tanto per la classifica, che resta ottima, ma per il possibile contraccolpo psicologico: si credevano finalmente più forti, ma non è così. Neanche quest’anno. In più la squadra appare stanca. E con prima e terza ha fatto un punto (giocando sempre in casa). Uhm.
7. Avrei scommesso la casa sul passo falso del Milan a Benevento. L’ho anche detto (ci sono le prove) sabato nella diretta Facebook e ieri a Radio Radio. Quello che non era prevedibile era l’ignominia feroce, ovvero il gol del portiere al 95esimo. Uno di quei momenti che resteranno come “vergogna” permanente, come la sconfitta con la Cavese.
7 bis. La favola di Brignoli è bellissima. E il Benevento se lo meritava.
8. Gattuso, chiamato dopo i disastri di Montella perché costa poco e come traghettatore per un anonimo (e impossibile) sesto posto, aveva bisogno di una forte iniezione di fiducia iniziale. Invece è stata subito gogna: dopo un pareggio così, la sua stagione è già finita. Dopo il disastro di ieri, sarà ecatombe generale di psiche. Sangue ovunque. L’eclissi. La fine. Game over.
8 bis. E comunque moriremo tutti.
9. Vince la Roma, la più grande indiziata per il terzo posto, magari a danno del Napoli (se entrerà in depressione). Di Francesco è sempre bravo e la follia di De Rossi a Marassi fa ancora più rabbia. Rimonta di pregio della mirabile Lazio a Genova, contro una Samp che sin qui in casa aveva tratto ispirazione dalla ferocia belluina di Frazier. Vince la Fiorentina, che ancora non ho mica capito. Ancora calcio champagne per Mihajlovic. Impattano (?) Bologna e Cagliari. Pareggia Fiano a Vitiano.
9 bis. Crotone–Udinese e Verona–Genoa si giocheranno stasera, ma l’esito finale si conosce già: vincerà Nardella.
10. Giusto un anno fa, il “no” vinceva al referendum sulla riforma costituzionale. Un trionfo straordinario. Una gioia autentica. Che sostanzialmente non è servita a una sega. Daje.