Pistoia, Massa, Marzabotto. Anche in Toscana, come nel resto d’Italia, negli ultimi mesi si sono moltiplicate le manifestazioni neo-fasciste e di estrema destra e la roccaforte rossa per eccellenza non ci sta e reagisce. Diversi comuni, infatti, nelle ultime settimane hanno proposto e approvato dei regolamenti per proibire le manifestazioni pubbliche apertamente neo-fasciste, xenofobe o razziste. E come? La soluzione è un certificato antifascista che ogni associazione o organizzazione politica dovrà sottoscrivere se vorrà disporre di uno spazio pubblico.

Capofila di questa iniziativa è stato il Consiglio Comunale di Siena – arrivato solo dopo Pavia nel panorama nazionale – che nel luglio scorso ha deciso di approvare all’unanimità un atto di indirizzo politico proposto dal sindaco Bruno Valentini dal titolo: “Valori della resistenza antifascista e dei principi della Costituzione Repubblicana”. Oltre ad occuparsi della promozione dei valori antifascisti nelle scuole e nella società civile, questo atto obbligherà gli organizzatori di qualunque evento pubblico a sottoscrivere una dichiarazione di riconoscimento nei valori antifascisti.

A ruota ha seguito Prato, a inizio novembre San Giuliano Terme e poi Pontedera (entrambe in provincia di Pisa). Ed è proprio la città della torre quella più coinvolta nell’iniziativa: il consiglio comunale di Pisa sarà chiamato presto a discutere una mozione simile per volere della maggioranza a guida Pd. L’iniziativa è stata presa sulla scia della crescita impetuosa dei movimenti di estrema destra anche in Toscana e delle manifestazioni pubbliche che spesso diventano occasione per esporre bandiere, simboli e un linguaggio esplicitamente fascista: basti pensare all’incursione di Forza Nuova durante la messa di Don Biancalani a Pistoia o alla bandiera della Rsi issata sulla vetta del monte Sagro (Massa Carrara) da un docente di scuola superiore, fino all’esultanza con tanto di saluto fascista di un calciatore del Futa nella partita contro il Marzabotto (seconda categoria dilettanti).

Anche Firenze si sta muovendo in questa direzione. Il sindaco Dario Nardella, dopo aver proposto che l’educazione civica torni obbligatoria nelle scuole in occasione dell’anniversario della liberazione della città, ha aderito all’appello di Aned (Associazione ex deportati nei campi nazisti) e Anpi di “schierarsi con i valori dell’antifascismo” e “non concedere spazi pubblici a partiti e movimenti di chiara ispirazione neo-fascista”. Inoltre, il gruppo Pd di Palazzo Vecchio ha depositato una delibera di modifica allo statuto comunale per la concessione di spazi pubblici che arriverà in commissione consiliare la prossima settimana.

Oltre ai singoli comuni, la questione è arrivata anche in Regione: ad agosto la giunta aveva approvato la proposta del governatore Enrico Rossi e dell’Anpi Toscana di istituire un osservatorio regionale contro l’apologia del fascismo e nelle scorse settimane la consigliera Alessandra Nardini (Pd) ha portato in Consiglio un atto di indirizzo politico per invitare tutti i comuni della regione a dotarsi di un regolamento sullo stile di Siena. “Negli ultimi mesi abbiamo assistito in Toscana a diverse manifestazioni che si richiamano al fascismo o a forme di discriminazione come il razzismo, la xenofobia o l’omofobia – spiega Nardini al fattoquotidiano.it– ho presentato questo atto politico in consiglio regionale perché ci vuole una risposta ferma delle istituzioni e vorrei che venisse votato da tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori dell’antifascismo”. Secondo la consigliera regionale dem, inoltre, questo atto non rischia di trasformarsi in un limite alla libertà d’espressione: “Nello stemma della nostra regione c’è il Pegaso, simbolo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, la libertà di espressione deve essere sempre garantita ma di fronte a fenomeni apertamente fascisti e discriminatori non possiamo non reagire”.

Dall’altra parte, l’appello di Nardini è stato già respinto da alcuni comuni toscani, seppur per motivi diversi. A Cascina, dove da un anno e mezzo governa il centrodestra con la sindaca leghista Susanna Ceccardi, il consiglio comunale ha bocciato una proposta analoga proprio la scorsa settimana (“siamo rimasti a 70 anni fa”, ha spiegato su facebook la prima cittadina) mentre a Livorno il sindaco M5S Filippo Nogarin dichiara che mai si impegnerà ad approvare un regolamento di questo tipo: “I livornesi sono talmente antifascisti nel dna che non abbiamo alcun bisogno di chiedere autocertificazioni o rilasciare patentini prima di concedere uno spazio pubblico. In questo senso, la storia recente della città parla per noi”.

Tra chi invece vorrebbe manifestare occupando uno spazio pubblico senza firmare alcun documento che certifichi il riconoscimento nei valori antifascisti, c’è ovviamente Forza Nuova: “L’idea dei certificati è assolutamente ridicola – commenta al fattoquotidiano.it il coordinatore toscano di Fn, Leonardo Cabras – non firmeremo niente di tutto ciò, questi signori hanno una concezione della democrazia a senso unico: o ti dichiari antifascista o sei fuori. Noi continueremo a fare gazebo e a manifestare pubblicamente: se ci arriveranno multe faremo ricorso e siamo pronti a fare dei blitz ad hoc per ribellarci a questa assurdità”.

 

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