La Politica in Italia ha sempre riservato sorprese e contraddizioni. Ma alcuni principi cardine sono stati quasi sempre rispettati. Come è ben noto, la Costituzione prevede che il presidente del Senato, per le sue funzioni, sia considerato la seconda carica dello Stato. Il motivo è molto semplice.
L’articolo 86 della Costituzione prevede che le funzioni del presidente della Repubblica, nel caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal presidente del Senato. Basterebbe detto articolo per capire che il ruolo del presidente del Senato non è politico ma ha carattere strettamente istituzionale, e quindi di garanzia.
E’ utile anche ricordare l’articolo 88 della Costituzione, che prevede che il presidente della Repubblica prima di sciogliere le Camere senta i loro presidenti. Insomma, il presidente del Senato deve svolgere il suo compito in maniera imparziale e super partes. E spiace che a infrangere in maniera plateale, irrituale e contro la Costituzione questo caposaldo della Repubblica sia proprio un uomo di legge come Pietro Grasso. La grigia manifestazione di domenica a Roma, dove Grasso è stato “nominato” leader dell’ennesimo vecchio partitino, è stata francamente imbarazzante.
Simpatiche, poi, le dichiarazioni sempre lungimiranti di Massimo D’Alema lo scorso 28 ottobre: “Pietro Grasso il leader che stiamo cercando? È il presidente del Senato. Finché ricopre questo incarico, nessuno può nominarlo leader di nulla”. Ma a parte queste ovvie contraddizioni dalemiane, cosa rimane del rispetto istituzionale per la seconda carica dello Stato?.
Grasso si è prestato all’evidente fallimento di politicanti di professione che si sono sempre nascosti dietro la parola “sinistra” per tirare a campare. D’Alema, Pierluigi Bersani e altri piccoli mestieranti della politica erano talmente in difficoltà che non sapevano più a chi far mettere la faccia per l’ennesimo partitino a scopo strettamente poltronale. Ed ecco quindi, la disperata ricerca di un ingenuo dietro cui nascondersi.
Prima Giuliano Pisapia leader. E via a incensarlo. I Tre moschettieri della sinistra sinistra: D’Alema, D’Alema e D’Alema che dipingono Pisapia come il leader perfetto della rinascita della sinistra sinistra. Ma guarda il caso, il buon Pisapia si rende conto dell’inconsistenza e del rancore personale che altro non nutre D’Alema ed elegantemente lo lascia al suo tragico destino.
E siamo ai giorni nostri. Perso Pisapia, entra in scena Pietro Grasso. Ovviamente niente primarie o altri strumenti troppo di sinistra reale. Bisogna illudere Grasso che farà il leader della sinistra sinistra. Perché, o Grasso è ingenuamente convinto che potrà fare il leader di D’Alema o Grasso è un altro Ingroia. Tutto più o meno legittimo forse ma è bene chiarire alcuni punti.
Il presidente del Senato deve subito dimettersi. Non ci sono ne alibi ne scuse. Grasso ha iniziato la sua campagna elettorale e non può più ricoprire il ruolo di garanzia. Lui uomo dello Stato non può andare oltre.
Inoltre, il presidente Grasso non sarà mai leader della sinistra Dalemiana.
Il loro partitino poltronistico prenderà al massimo il 5 o 6% e metterà in Parlamento forse una ventina di deputati. Posti già blindati. Ossia, D’Alema, Bersani, Speranza, Epifani, Civati, Fratoianni, Vendola e qualche altro parlamentare uscito dal PD.
Insomma, la grande novità della sinistra. In un anno esatto dal referendum costituzionale la sinistra sinistra un risultato lo ha ottenuto. Ha cambiato nomi, poltrone e finti leader in maniera disarmante. Un anno in cui le uniche loro parole e pensieri erano contro il Pd e Renzi. Altro non hanno fatto e altro non faranno. Cercheranno in tutti i modi di far vincere Berlusconi nei vari collegi e Grasso potrà finalmente dare il premio tanto promesso nel 2012 all’ex Cavaliere.
Perché, è bene ricordarlo, Grasso nel maggio 2012 disse testualmente:” Darei un premio speciale a Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia”.
Dell’Utri e Mangano salutano.