Bagarre a L’Aria che Tira (La7) tra il sindacalista Giorgio Cremaschi e la senatrice Pd, Rosa Maria Di Giorgi, sul Jobs Act e sull’operato di governi Renzi-Gentiloni. La parlamentare dem difende strenuamente le scelte del governo e del partito in materia di politica del lavoro: “Siamo stati attaccati, soprattutto dai sindacati, con l’accusa di dare aiuti alle imprese. Come si fa a dare lavoro se non si abbassano le tasse alle aziende? C’è sempre questa demonizzazione delle imprese. Guardi, io vengo da un percorso di sinistra“. “Ma basta” – insorge Cremaschi – “Non se ne può più”. E Di Giorgi non ci sta: “Basta, Cremaschi, non se ne può più davvero di tanti luoghi comuni che lei racconta“. “Ci sono condizioni disastrose dei lavoratori e volete solo aiutare le imprese” – ribatte il sindacalista – “Ma basta! Stiamo parlando di persone e lei viene qui con questa supercazzola“. “Non ti permettere”, ripete tre volte con stizza la senatrice. Cremaschi si scusa, ma aggiunge: “Sono stanco di questi blablabla, non se ne può più”. “Blablabla saranno i tuoi. La devi smettere con questa arroganza”- replica Di Giorgi – “Prova a leggere le leggi che abbiamo fatto. Magari qualcosa capisci se studi un po’“. “Stiamo parlando delle condizioni degradate di lavoro” – ribadisce il sindacalista – “Condizioni che stanno degradando sempre più. E’ inutile che mi faccia l’elenco di tutte le cose fatte dal governo Renzi. Una non doveva essere fatta: lasciare alle aziende la libertà di licenziare e di fare quello che vogliono. Perché lo stanno facendo e allo stato attuale ci sono persone che hanno paura di parlare perché sono ricattate nei luoghi di lavoro. Sta rientrando lo schiavismo. Capisce questa parola? Schiavismo”. “La capisco bene, non sei tu il paladino dello schiavismo”, ribatte Di Giorgi. Cremaschi poi ricorda la visita di Renzi e di Marchionne allo stabilimento Fiat-Chrysler di Cassino il 24 novembre 2016, 10 giorni prima del referendum costituzionale. In quell’occasione l’allora presidente del Consiglio annunciò nuove 1800 assunzioni e naturalmente perorò la causa del Sì al referendum. “Lei dice che è voto di scambio? Si sono comprati i voti? Questa è una sceneggiata”, chiede, indignata, la senatrice Pd. “Fu fatta da loro la promessa” – ribatte Cremaschi, che dal suo tablet mostra una foto di quell’incontro – “Questi 1800 nuovi posti di lavoro non ci sono stati“. “Lei pensa che Renzi sia contento di questo?”, chiede Di Giorgi. “Ma cosa me ne importa di Renzi” – risponde Cremaschi – “A me importano i 1800 non assunti a Casssino”