Antonio Bini vuole risarcire Pier Federico Bossi, il tassista a cui ha quasi staccato il lobo di un orecchio con un morso lo scorso 28 novembre. Il 29enne bodybuilder si trova ora agli arresti domiciliari e questa mattina era in aula per il processo a suo carico con l’accusa di lesioni aggravate dai futili motivi. Il giudice dell’undicesima sezione penale di Milano, Carlo Cotta, ha quindi rinviato l’udienza al prossimo 11 dicembre, per consentire ai legali delle parti di trovare un accordo sull’eventuale risarcimento del danno. Intanto, la vittima si trova ancora in convalescenza con una prognosi di trenta giorni e ha deciso di costituirsi parte civile.
Nella prossima udienza verranno discusse anche eventuali richieste di riti alternativi come il patteggiamento o rito abbreviato, o di sospensione del processo con messa alla prova. Tutte richieste che potrebbero essere formalizzate nella prossima udienza dai legali del bodybuilder, gli avvocati Beatrice Saldarini e Patrizia Pancanti.
Nell’udienza di convalida dell’arresto per direttissima, il 29enne bodybuilder Antonio Bini si era difeso affermando che Bossi lo avrebbe provocato con la frase “picchiami picchiami, tanto io sono del mestiere”. Uscendo dall’aula, il bodybuilder aveva anche mostrato ai cronisti il dito ferito che, come aveva detto lui stesso in udienza, gli avrebbe morsicato il tassista durante la colluttazione. In aula aveva anche raccontato di non ricordare molto dell’episodio, ma aveva escluso di avere morso il lobo dell’orecchio dell’autista. Il 28 novembre scorso Bini e aveva avuto una discussione per futili motivi con il tassista, e al termine della lite, il bodybuilder ha staccato a morsi il lobo di un orecchio a Pier Federico Bossi, rompendogli anche il naso.