Giorni fa avevo rilevato come il comunicato stampa dell’Istat sulla natalità e fecondità della popolazione residente non comunicasse chiaramente i dati emersi e, certo involontariamente, contribuisse a far apparire le donne responsabili della decrescita in atto.
La frase a mio avviso scorretta “le donne italiane (…) mostrano una propensione decrescente ad avere figli” suscitava infatti, nei giorni seguenti la pubblicazione, proteste diffuse sui social sia da parte di cittadine e cittadini comuni che da molte professioniste di diversi settori. Non è questo un tema di poco conto: l’Italia presenta un tasso di natalità tra i più bassi del mondo che non rappresenterebbe di per sé un problema se stesse a significare una precisa volontà femminile. Al contrario, le donne in gran parte affermano che la decisione spesso sofferta di non avere figli, scaturisce da condizioni sociali non idonee.
Ho interpellato direttamente l’Istat, che si è mostrato disponibile al confronto e che ha risposto tra l’altro che “il termine ‘propensione’ ad avere figli è usato da sempre nei prodotti editoriali dell’Istat e nei comunicati stampa senza aver mai generato fraintendimenti anche da parte delle donne. Questo perché appartiene alla terminologia della demografia e della sociologia della famiglia (…) ogni disciplina ha la sua terminologia e spesso il significato dei termini può avere un’accezione diversa da quella del linguaggio comune”.
La questione è di rilevanza fondamentale: l’importanza di una comunicazione efficace ad un pubblico di non addetti ai lavori, quindi la maggioranza, che ha diritto ad essere informato correttamente pur non essendo specialista. In quest’ottica “propensione” se è vero che ha un significato chiaro per i demografi, dovrebbe essere “tradotto” quando ci si rivolge ad un pubblico eterogeneo. Per giorni ci siamo confrontate per spiegare che la critica non era rivolta alla metodologia bensì ai termini scelti per la comunicazione dei risultati: “propensione” stava causando a moltissime donne non solo fastidio ma anche dolore; si rendeva necessario sostituirlo.
Istat mi ha infine assicurato che “in futuro inseriremo una voce di glossario specifica che spieghi l’accezione statistica di propensione ad avere figli oltre alla spiegazione tecnica su come viene calcolato il numero medio di figli per donna”.
In modo simile, il nuovo partito nascente di sinistra “Liberi e Uguali” fatica ad acquisire e fare sua una diffusissima critica che gli viene rivolta: nella comunicazione di lancio del partito sono presenti solo ed unicamente uomini, e questo non sta piacendo per niente a gran parte del pubblico di riferimento femminile. Anche in questo caso si dovrebbe accogliere la critica senza rigidità di sorta e immediatamente farne buon uso, ad esempio presentando subito una comunicazione alternativa dove le donne siano visibili almeno al 50%.
Invece, la strada prescelta dal nuovo partito è ribadire a chi protesta che siamo noi a non capire; e che più avanti, in futuro, le donne del partito verranno presentate. Quando non è dato di sapere. Errore di comunicazione madornale far sentire sbagliato un potenziale elettore, in questo caso elettrice.
Da questa vicenda emerge una particolarità tutta italiana: la difficoltà di fare proprie le richieste del pubblico a cui ci si rivolge, che siano di un target di riferimento o di clienti a cui si vorrebbero vendere dei prodotti o elettori di un partito nascente.
E anche l’azienda Pandora, che produce monili a target femminile, ha scelto di spiegare alle loro tante possibili acquirenti che la comunicazione all’apparenza sessista che ha suscitato proteste diffusissime non è sessista, ma sono le potenziali loro acquirenti a fraintendere.
Questi casi, apparentemente lontani per contenuto e pubblico di riferimento, dimostrano come una comunicazione attenta, che sia di un partito, di un Istituto di Ricerche o di una grande azienda abbia oggi sempre più il compito di sapere recepire, valutare e valorizzare i cambiamenti in atto nella società. E che quei comunicati che “non avevano mai ingenerato fraintendimenti anche da parte delle donne” devono oggi essere vagliati e rivisti a fronte di una maggiore e benvenuta consapevolezza da parte delle donne.