La As Roma avrà il suo stadio di proprietà. Un altro frammento concreto, forse il più decisivo si è infatti aggiunto nella realizzazione del sogno dei tifosi giallorossi. In serata la conferenza dei servizi regionale, a cui hanno partecipato gli enti coinvolti (Stato, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e Roma Capitale), ha dato il suo via libera al progetto presentato da Eurnova Srl in collaborazione con la società presieduta da James Pallotta. Un “sì” con prescrizioni, le quali riguardano la messa in sicurezza dell’area e, soprattutto, la viabilità nel quadrante sud della Capitale. La Regione Lazio, infatti, ha preteso e ottenuto l’impegno a prevedere la realizzazione del Ponte di Traiano, “anche per aumentare la sicurezza per ragioni quindi precauzionali”. È anche per questo che il Mit stanzierà dei fondi aggiuntivi per realizzare il secondo cavalcavia sul Tevere che, di fatto, andrà a servire l’arena sportiva e il complesso commerciale che vi sorgerà intorno. Fra le “raccomandazioni”, invece, quella di approvare la variante urbanistica in breve tempo.
Le prescrizioni sulla viabilità
Ed è proprio sulla viabilità che si è giocata la partita più dura in questo ultimo anno, ovvero da quando la sindaca Virginia Raggi ha preteso e ottenuto la revisione del progetto approvato dalla giunta Marino nel 2014, eliminando le torri di Libeskind ed abbassando di un 40% le cubature complessive, con proporzionale diminuzione a 143 milioni di euro dell’investimento privato per la realizzazione delle opere pubbliche a servizio (fra cui l’intervento sulla Ferrovia Roma-Lido, che però godrà di circa 260 milioni di fondi regionali). Gli studi presentati da Eurnova e condivisi dal Dipartimento Mobilità di Roma Capitale attestavano il Ponte di Traiano – un cavalcavia sul Tevere che porta dalla via del Mare direttamente all’impianto – non fosse necessario vista la presenza di un’altra infrastruttura, il Ponte dei Congressi, già finanziato dal Governo nazionale. Una valutazione che non ha trovato d’accordo la Regione Lazio, la quale invece ritiene l’opera fondamentale “anche per motivi di sicurezza pubblica”, in termini di evacuazione del pubblico in casi di emergenza, come ha spiegato l’assessore regionale Michele Civita. C’è voluto un blitz del ministro dello Sport, Luca Lotti, il quale il 24 novembre scorso ha convinto il titolare del Mit, Graziano Delrio, a impegnarsi per trovare 100 milioni di euro da investire nel secondo ponte. “Abbiamo messo 23 miliardi nel contratto di programma con l’Anas – ha confermato in giornata Delrio – che dal 1 gennaio 2018 vedrà anche l’integrazione con Fs. Non vedo difficoltà a trovare i fondi. Non vi sarà un definanziamento del Ponte dei Congressi”.
Caduti anche gli ultimi vincoli
Oltre alla questione viabilità, nelle ultime due settimane sono cadute anche le questioni in sospeso che preoccupavano i sostenitori del progetto, ovvero i vincoli delle opere architettoniche che formavano il vecchio ippodromo di Tor di Valle. Il primo era stato richiesto dall’ormai ex Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma, Margherita Eichbergh, rispetto alle tribune dell’Ippodromo e al sedime della pista, mentre il secondo riguardava i diritti d’autore sulla stessa tribuna in favore dell’architetto Clara Lafuente, erede di uno dei progettisti dell’ippodromo, Julio Lafuente: entrambe le istanze sono state rigettate dal Ministero dei Beni Culturali il 30 novembre scorso. L’ultimo parere in sospeso era quello della Regione Lazio rispetto alla valutazione d’impatto ambientale per la costruzione dell’impianto a Tor di Valle, dunque nell’ansa del Tevere “a rischio esondazione”: ovviamente, in sede di conferenza dei servizi sono state indicate delle prescrizioni tecniche che dovranno essere seguite affinché l’area sia messa in piena sicurezza.
I tempi e i prossimi passi
Ovviamente, l’ok della conferenza dei servizi è fra i passaggi decisivi, ma per la prima pietra e, soprattutto, per il primo fischio d’inizio, dovrà passare ancora molto tempo. Intanto, l’incartamento con allegato di verbale finale della conferenza dei servizi, dovrà tornare in Assemblea Capitolina dove la nuova approvazione (variante e convenzione urbanistica) è prevista al massimo per il mese di gennaio 2018, ovvero dopo il bilancio capitolino. Una volta esaurita la procedura di approvazione della variante, la Giunta regionale voterà una delibera che recepisce gli esiti della Conferenza, producendo un atto che sostituirà ogni “permesso a costruire”. Terminati i passaggi con gli enti pubblici, fra redazione dei progetti esecutivi, opere di bonifica e preparazione tecnica dell’area di cantiere – al netto di possibili ricorsi – difficilmente la prima pietra potrà essere messa prima di gennaio 2019. A quel punto, prima di vedere finito l’As Roma Stadium ci vorranno almeno altri due anni. Insomma, se tutto andrà bene Florenzi e compagni potrebbero iniziare a giocarvi non prima della stagione 2021-2022.
Esultano Raggi e Pallotta
Esulta su Twitter la sindaca Virginia Raggi, che in serata si è recata allo Stadio Olimpico per assistere alla gara di Champions fra Roma e Qarabag. La prima cittadina ha parlato di “uno stadio fatto bene” e di “un grande risultato per la città: ok a progetto innovativo e moderno, meno cemento e più verde, impulso per nuovi posti di lavoro”. E attraverso l’Ansa arriva anche la felicità del patron giallorosso James Pallotta: “Sono molto felice per quello che questa giornata può rappresentare per Roma, per lo sviluppo futuro del club e per i nostri tifosi, ai quali vogliamo dare la nuova casa che meritano”. Soddisfatto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “È una giornata importante per il mondo dello sport, per la Capitale e per tanti tifosi che aspettavano il via libera al nuovo stadio della As Roma. Verificheremo che le prescrizioni e le osservazioni costruttive uscite dalla Conferenza dei servizi per migliorare il progetto trovino attuazione nell’interesse di cittadini e tifosi”. Sentimento contrario invece per il Codacons, che torna a chiedere un passo indietro delle istituzioni, parlando di “un’opera interamente privata, comprensiva di un centro commerciale, finanziata da fondi pubblici, che potrebbe dare il via ad una serie di richieste future di privati di ottenere finanziamenti per la propria opera mediante soldi pubblici, dato il precedente”. Si registra anche la rabbia di Legambiente: “Quello di Tor di Valle – si legge in una nota diffusa subito dopo l’ok – è un progetto che pagheremo permettendo un diluvio di centinaia di migliaia di metri cubi di cemento in un’area inedificabile e a rischio alluvioni. Verificheremo poi come verrà rispettata la delibera che obbligava ad avere almeno la metà degli spettatori in arrivo con i mezzi pubblici, perché di mezzi pubblici in più non se ne vede l’ombra”.