di Carla Peirolero*
Milano si prepara ad ospitare l’European Forum 2017, il 7 e l’8 dicembre, che lancia il prossimo Anno Europeo intitolato al patrimonio culturale. Due giornate di riflessioni che attraversano vari temi e prospettive alla vigilia di un anno chiave per la produzione culturale e artistica di domani. Dando un’occhiata agli obiettivi principali vi troviamo la promozione della diversità, il dialogo tra culture, l’inclusione sociale, l’allargamento e il coinvolgimento del pubblico. Che sia la volta buona per una sfida non solo sulla conservazione del patrimonio, ma su nuove frontiere culturali che tengano conto di temi scottanti quali immigrazione, integrazione e un certo razzismo in rimonta? L’Italia si sta preparando?
Ad ArtLab17 a Mantova, a fine settembre, pareva di sì; l’ultima tappa del percorso annuale, ideato dalla Fondazione Fitzcarraldo, ha chiamato a raccolta persone, idee, esperti, artisti, politici per fare il punto sul presente e disegnare la mappa del futuro. Tra i 9 gruppi di lavoro, anche quello sul dialogo tra culture. Vi abbiamo partecipato, forti di 20 anni di SUQ, esperienza simbolo di best practice interculturale, che mantiene inalterata la carica innovativa, nonostante gli anni. Compito di ciascun gruppo sintetizzare 5 raccomandazioni per il Forum di Milano e la Commissione Europea. Sfoglio il quaderno in cui ho registrato spunti, flash in presa diretta di vari interventi: “Il patrimonio culturale è materiale e immateriale. Dinamico”. Silvia Costa, Parlamentare EU, una delle artefici del risultato dell’Anno intitolato alla cultura, non ha dubbi: “L’Europa ha bisogno di un pensiero, una visione, una ragione per pensare al futuro. Patrimonio culturale, identità culturale, valori comuni, risorse di inclusione sociale. Come c’è l’economia circolare ci deve essere la cultura circolare. La parola artista va rivalutata e deve essere più presente nell’agenda europea”.
Pierluigi Sacco, docente di economia della cultura, rilancia su partecipazione e inclusione: grande responsabilità, grande opportunità. Se quest’anno non è efficace rischiamo che la cultura sia ancora più marginale. La cultura funziona se crea connessioni con: immigrazione e nuovi cittadini; questioni ambientali; salute, temi legati alla cura; digitale, accesso a produzione allargata e partecipazione. Trovare modalità per creare società dalla conoscenza inclusiva. Non si può perdere tempo”.
Simona Bodo di Ismu e Chiara Cimoli, storica dell’arte, introducono i lavori del nostro gruppo sull’intercultura: non possiamo trascurare il ritardo della cultura italiana su questo tema. Chi e come si sono fatti largo i pionieri? “Eh già. Come? E si sono fatti largo? Noi siamo pionieri ancora in viaggio alla ricerca di una sede promessa, pur avendola cercata (link a progetti sede permanente). Ma 20 anni di SUQ Festival non sono passati invano, hanno lasciato segni, sparso germi di conoscenza, dato vita a reti, popolato l’immaginario di molti cittadini e nuovi cittadini, di ospiti arrivati da lontano e di turisti di passaggio; dato vita a sorrisi, abbracci, balli collettivi e cene conviviali dove, come dice Chef Kumalé “il cibo aiuta a digerire gli altri”. Ritorno agli appunti di Mantova, Luca Dal Pozzolo promuove la valutazione dell’impatto culturale sul pubblico: “Non bastano i dati, non sappiamo nulla di quanto ‘serve’ la cultura, a chi, cosa cambia ecc…; non possiamo porci solo il problema del 35% che non frequenta musei o del 18% che non va a teatro, al cinema”.
Occorre valutare quanto e cosa “serve” davvero, da affiancare a elenchi di numeri affluenze, eventi, indotti economici. Andiamo più a fondo, cerchiamo di vederli quei pubblici, studiarli. Coinvolgiamo il pubblico e il territorio in una progettazione condivisa e “dal basso”, illuminiamo le periferie… Il Bando Migrarti del MiBACT ha aperto significativi spiragli, ci ha obbligato ad esempio a creare con, e non per, gli immigrati. Il dibattito sulle questioni del rinnovamento è aperto, e oltre a Fitzcarraldo in prima linea c’è il lavoro delle Buone Pratiche portato avanti da ateatro.it, con la guida di Oliviero Ponte di Pino e Mimma Gallina. Insomma, ci vuole una rivoluzione culturale. E se questo Anno Europeo farà vincere da un lato i pregiudizi sull’inutilità della cultura, sul suo non essere necessaria né centrale per la vita della comunità, e dall’altro farà cadere qualche autoreferenzialità e snobismo di troppo, non vediamo l’ora che cominci.
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* Ideatrice SUQ Festival e Teatro