Più che ostruzionismo: vera battaglia parlamentare. Il percorso del biotestamento al Senato non è facile e si sapeva. Ma ora la conferma arriva dal numero degli emendamenti presentato: 3005, più di quante ce n’erano in commissione (cioè 2970). Metà sono firmati da parlamentari di Alternativa Popolare, alleati del Pd al governo e fino a qualche ora fa considerati futuri alleati di Matteo Renzi alle prossime elezioni (ma nel mezzo ci sono state le dimissioni di Angelino Alfano che hanno cambiato le carte in tavola ancora). Intanto, a fronte della mole di richieste di modifica, la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha definito i tempi per l’esame del ddl e ha fissato il voto dell’aula per giovedì 14 dicembre, con inizio delle dichiarazioni di voto alle 11.
Il partito di Angelino Alfano ha riproposto pari pari tutte le proposte di modifiche già presentate in commissione, parte della mole di emendamenti che avevano fatto impantanare il disegno di legge costringendo la relatrice Emilia De Biasi alle dimissioni per far andare il testo subito in Aula, anche se senza mandato al relatore. Ap ha quindi firmato 1527 emendamenti, la Lega Nord 1203, Forza Italia 147. Sono 74 le proposte di modifica di Federazione della Libertà e 28 quelle di Gal (sono entrambi gruppi di centrodestra) e ancora 19 del gruppo Autonomie-Psi-Maie e 7 del Misto. Nessun emendamento invece da parte di Pd, M5s e gruppi di sinistra. Il Partito democratico ha messo a punto solo un ordine del giorno. Intanto il primo voto sulla legge sul biotestamento ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità. L’esame degli emendamenti comincerà nel pomeriggio, ma in generale il dibattito in Aula sta andando a rilento.
Mina Welby: “E’ una legge buona e ben scritta”
“Questa è una legge buona e ben scritta” assicura invece Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e moglie di Piergiorgio, morto di distrofia muscolare nel 2006 che, secondo la moglie, sarebbe felice di un provvedimento del genere. “Noi – spiega la Welby intervistata dal Corriere della Sera – vogliamo la buona morte, compreso il diritto alle cure palliative, rinforzato nel testo che viene discusso in Senato. Queste cure evitano il tormento. Quando si arriva alla fine i dolori spariscono, resta l’angoscia, terribile, di continuare a vivere maneggiati da altri. L’eutanasia serve solo in casi speciali e spero che sarà il prossimo traguardo“.
Il giurista cattolico: “L’eutanasia non c’entra nulla”
A parlare, sempre al Corriere della Sera, è anche Francesco D’Agostino, giurista cattolico, membro della Pontifica Accademia della Vita e soprattutto presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica (avendolo guidato per due quinquenni). “Sono convinto – dice D’Agostino – che il ricorso alle disposizioni anticipate di trattamento sarà molto limitato. Un po’ come è accaduto con la legge sulle nozze gay (che non sono nozze, ndr) che coinvolge pochissime persone a dispetto delle attese”. Secondo D’Agostino, tuttavia, non è stata la società a richiedere la legge: “E’ stata legittimamente voluta da un movimento di persone, ma alla massa non interessa. L’uso delle Dat è un fenomeno di nicchia e la fase applicativa lo dimostrerà”. Nel merito D’Agostino osserva che la norma si poteva fare meglio: “E’ un testo esitante che avrei cambiato – dice – Non mi piace, ma attribuisce alle persone la possibilità di gestire il rapporto col medico dando il primato all’autodeterminazione. Principio già esistente nella Costituzione che ora diventa reale e non desunto. Chiariamo, non c’entra nulla con l’eutanasia“. La legge ha comunque per D’Agostino anche aspetti positivi: “Il testo corrisponde abbastanza bene alle modifiche della medicina post ippocratica basata sulle macchine e cerca di stabilire una vera alleanza terapeutica tra dottore e paziente. Ai medici vecchia maniera si spezzerà il cuore: i malati non pendono più dalle loro labbra”.
LA DIRETTA LIVE DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI