Le perquisizioni, scattate all’alba del 7 dicembre, sono state disposte dalla procura della Repubblica di Como e hanno portato al sequestro di pc, tablet e altri supporti informatici con lo scopo di accertare, anche attraverso le mail, se i responsabili dell’irruzione al circolo di Como, avessero pianificato il blitz tempo addietro e in quale luogo è partita l’iniziativa. Gli investigatori vogliono anche accertare se si tratti di un fatto isolato o che rientri in una strategia più articolata e più ampia. Si sta cercando anche sul materiale informatico il volantino che è stato letto. Dagli inquirenti è stata anche contestata, insieme con la violenza privata, l’aggravante del numero delle persone.

La Questura ha notificato ai dieci indagati non residenti in provincia di Como il provvedimento del foglio di via obbligatorio, con divieto di ritorno nel Comune di Como per un periodo di tre anni. Ai tre comaschi indagati il questore ha rivolto l’avviso orale, l’invito a cambiare condotta che, in caso di violazione, può portare all’applicazione della sorveglianza speciale o di altre misure di prevenzione più afflittive.

Perquisizioni sono andate in scena anche a Genova e hanno riguardato le abitazioni di Giorgio Gardella e Massimo Tinelli, i due genovesi che hanno partecipato al blitz alla riunione di Como senza frontiere del 28 ottobre scorso. La digos di Genova si è presenta all’alba a Montebruno e a Rossiglione, dove risiedono i due naziskin che con altri 11 sono indagati per violenza privata aggravata in concorso.
La polizia ha sequestrato i cellulari di Gardella e Tinelli. Secondo quanto appreso, ai due genovesi sarebbero state sequestrate anche le giacche con il logo di Veneto Fronte Skinhead sezione Genova che i due indossavano la sera del blitz e che sono servite per la loro identificazione, ma anche cappelli, sciarpe, adesivi e altro materiale d’area.
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