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Gerusalemme, la mossa di Trump agita gli jihadisti. Vidino: “Adesso è più alto il rischio di attacchi in Europa e Stati Uniti”

L'analista dell'Ispi a ilfattoquotidiano.it: "La Città Santa e la questione palestinese sono i temi che storicamente smuovono maggiormente gli animi dei simpatizzanti dei gruppi terroristici". La propaganda dei gruppi jihadisti punta a radicalizzare lo scontro: "Meccanismo già osservato con vignette su Maometto pubblicate nel 2005"

“Saremo tra i vostri soldati con le vostre armi e i vostri vestiti. Taglieremo le vostre teste e libereremo Gerusalemme, se Dio vorrà”. L’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di voler spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così la Città Santa come capitale dello Stato d’Israele non ha provocato le reazioni solo del mondo musulmano, ma è servita anche ai grandi network jihadisti per alimentare la propria propaganda e invitare i propri adepti a colpire l’Occidente “nemico dell’Islam”. “Non possiamo prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane, ad azione non corrisponde necessariamente una reazione – spiega Lorenzo Vidino, direttore dell’Osservatorio sulla Radicalizzazione e il Terrorismo Internazionale di Ispi – Ma Gerusalemme e la questione palestinese sono i temi che storicamente smuovono maggiormente gli animi dei simpatizzanti dei gruppi terroristici. Certamente, il livello di allarme per nuovi attacchi in Europa e Stati Uniti, da ieri, è più alto”.

La propaganda islamista era tornata, nelle ultime settimane, a stuzzicare gli animi dei soggetti radicalizzati sparsi per il vecchio e il nuovo continente, invitandoli a trasformare le celebrazioni natalizie in un “Natale d’Inferno”. Nuovi attacchi, con ogni mezzo, contro i nemici dell’Islam in Occidente. L’annuncio di Trump, però, ha dato nuova forza alla retorica jihadista che adesso spinge i sostenitori dei diversi gruppi a combattere per al-Quds, La Santa, il nome arabo di Gerusalemme. Mentre lo Stato Islamico, come è nel suo stile, ha già diffuso via Telegram diverse immagini della moschea di al-Aqsa che fa da sfondo a minacce nei confronti dell’Occidente e alla frase “Gerusalemme intera è capitale della Palestina”, al-Qaeda ha rispolverato vecchi appelli di figure carismatiche come Abu Basir Nasir al-Wuhayshi, ex leader e fondatore di al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), in cui il terrorista deceduto nel 2015 invita a uccidere i “Sionisti” perché “non c’è motivo di vivere quando vedete gli ebrei compiere ogni genere di cose contro i vostri fratelli, donne e bambini”.

Storicamente, Gerusalemme rappresenta il simbolo della lotta contro “i nemici dell’Islam”, utilizzato come leva per mobilitare la comunità musulmana e, soprattutto, i simpatizzanti dei diversi gruppi islamisti mondiali. “Gerusalemme è fortemente simbolica – continua Vidino – Fa più presa di qualsiasi altro tema. Con questo non voglio dire che assisteremo necessariamente a un attacco nel breve periodo, ma certamente la scelta di Trump, almeno dal punto di vista della sicurezza, aumenta questo rischio. Il conflitto israelo-palestinese riesce ad attrarre anche non musulmani, anche coloro che non si avvicinano alla causa jihadista esclusivamente per motivi religiosi e, per questo, è un tema che viene riproposto continuamente dalle organizzazioni terroristiche”.

Molto dipenderà, poi, da quanto la propaganda jihadista riuscirà a radicalizzare lo scontro partendo dalla decisione di Trump. Se riuscissero a trasformare il provvedimento della Casa Bianca in uno spartiacque, una rottura tra un passato con Gerusalemme città contesa e un futuro con la città riconosciuta capitale d’Israele dagli Stati Uniti, allora la potenza del messaggio jihadista crescerebbe ulteriormente.

“Si tratta di un meccanismo che abbiamo potuto osservare dopo lo scandalo delle vignette su Maometto pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten nel 2005 – continua l’analista – In passato erano già circolate immagini di quel tipo, disegni che potevano essere ritenuti ugualmente blasfemi dalla comunità musulmana”. Quelle vignette in particolare, però, “vennero prese di mira da un piccolo gruppo di Imam che, quindi, contribuirono a renderle virali e a scatenare il putiferio che ne è seguito”. Se Isis o al-Qaeda, conclude Vidino, riusciranno “a rendere virale questo provvedimento, anche diffondendo false notizie che alimentino la rabbia tra i propri sostenitori, allora il rischio attentati crescerà ulteriormente. Per questo la scelta di Trump, indipendentemente dai calcoli politici che la motivano, può essere considerata azzardata”.

Twitter: @GianniRosini