Lo ha annunciato la delegazione italiana del 12° Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’agenzia dell'Onu riunito in Corea del Sud. "Vittoria! Identità italiana sempre più tutelata nel mondo", ha esultato su Twitter il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina
La pizza napoletana diventa patrimonio dell’umanità. Il 12° Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, riunito in sessione sull’isola di Jeju, ha valutato positivamente la candidatura italiana. Lo ha annunciato la delegazione italiana che sull’isola della Corea del Sud ha atteso il riconoscimento sperato. “Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”, ha esultato su Twitter il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
I lavori del Comitato Unesco si concluderanno il 9 dicembre e solo al termine di questa ultima sessione il riconoscimento dell’Arte del pizzaiuolo napoletano sarà ufficialmente ratificato, dando il via ai festeggiamenti ufficiali. Intanto a Napoli è scattata la festa: apertura straordinaria sin dalle 8 per alcune tra le pizzerie storiche della città, da Brandi, a via Chiaia, dove si narra che sia nata la pizza margherita, a Sorbillo, nel cuore del centro storico. Pizza per tutti a colazione e per il resto della mattinata per celebrare l’ambito riconoscimento atteso dal 2010.
Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale“.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così il lungo lavoro del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura, coordinato da Pier Luigi Petrillo, con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea.