L'inaugurazione della stagione del Piermarini decreta la fine della grandeur renziana, con il passaggio da un posto segreto della sottosegretaria Boschi, ma vive anche pochi sussulti, dove il salone principale del teatro diventa territorio soprattutto dei banchieri
“Vai, vai, vai, vai!” urla il poliziotto in borghese all’autista del Suv che ha appena terminato l’operazione di scarico del Confa. Ma calmati, gli dice un collega ricordandogli che non è un posteggio di Pozzuoli. Il parcheggiatore della Digos è l’unico eccitato: alla Prima della Scala – apriti cielo – si parla più dei personaggi sul palco che non alle figurine che si dimenano nel foyer. Sembra esaurita la maionese montata con ministri all’Agricoltura, architetti melomani, direttori generali e ragazze cin-cin con una spruzzata di finanzieri a piacere. La Prima ha la faccia di Franco Bassanini che entra come se ancora avesse negli occhi la coperta lasciata sul divano di casa mentre la moglie vicepresidente del Senato lo anticipa di due metri e procede a passo di carica, con orecchini-totem e autostima a palla. “Oh, c’è anche la Gregoraci” spera uno al centro del foyer. Macché, è Lavinia Biagiotti, la figlia di Laura, e dice cose molto belle e non dice sfondoni.
Su, su, ricominciamo a ballare la gavotta, dice sul palco la contessa dell’Andrea Chénier dopo che i giacobini sono stati lì lì per portarle via la casa, il cascinale, la mucca, il violino, la scatola di cachi, la radio a transistor e i dischi di Little Tony. A spalancare la porta del villone è stato il servo che fino a poco prima le spicciava casa e invece ora gliene aveva dette di ogni, l’ingrato. Eppure la contessa niente, si raccomanda: su, su, ricominciamo a ballare ‘sta gavotta ché ce
Per il secondo anno Valeria Marini rinuncia alla sfida e cede elegantemente la scena all’albero di Natale suo rivale, non presentandosi nemmeno. La presenza – insistente come i call-center – di Sabina Negri, ex di Roberto Calderoli, accompagnata da Francesco Alberoni, è neutralizzata dalla grazia di Margherita Buy, che è agitata
Molte donne in rosso, sottolinea chi se ne intende: dalla moglie del soprintendente Pereira a Natasha Stefanenko, dalla Biagiotti alla moglie di Passera. Inutile far partire un’inchiesta, però. C’è un motivo?, chiedono alla Buy: “No, mi sembrava carino” risponde lei. C’è rosso qui, c’è Bella ciao che risuona in piazza alla contro-Prima dei centri sociali, ma le uniche rivoluzioni in giro restano sul palco – tra un limone e l’altro tra Chénier e Maddalena – e su un palchetto dal quale si sente tirare un “Pirla!” a un inquilino sottostante: mistero sul destinatario e sul movente.