Pisapia rinuncia? Alfano non si candida? Per Renzi splende comunque il sole. Il segretario del Pd, racconta Repubblica, ha un piano B, che per lui – dice il giornale – è sempre stato il piano A. Biotestamento, intanto, che è già incardinato e entro la prossima settimana – salvo incidenti con i voti segreti – potrebbe essere votato una volta per tutte. Ius soli, poi, che è stato messo in fondo al calendario dei lavori del Senato ma, dice Renzi (secondo Repubblica), “io non sono mai stato contrario alla fiducia”. Quindi lascia intendere che basta trovare i voti (e qualche tempo fa la sinistra si era detta disponibile a votare anche la fiducia pur di veder approvato il provvedimento). E poi un’alleanza che se ne freghi delle rinunce di Giuliano Pisapia ed Angelino Alfano. “Ora bisogna andare sulla concretezza” dice il segretario del Pd sempre secondo il racconto del giornale diretto da Mario Calabresi. “Da quando è iniziato questo balletto sulla coalizione, il Pd ha perso quasi 6 punti nei sondaggi. I nostri elettori non le vogliono più queste cose. Vogliono chiarezza. La confusione non premia” continua il segretario secondo il retroscena di Claudio Tito. In effetti date e dati tornano: il Pd è in caduta libera da giugno, cioè da quando le amministrative finite nel disastro avevano aperto la discussione sull’allargamento della coalizione. In prima fila al tempo, soprattutto, il ministro della Cultura Dario Franceschini, principale (fondamentale) alleato di Renzi per avere la maggioranza dentro il partito.

Certo, Renzi non disdegna le alleanze, non rinuncia ad andare solo. Insiste. A sinistra la “gamba” è quella degli ex Sel, dei socialisti di Riccardo Nencini, dei Verdi che nei giorni scorsi hanno dato mandato ai vertici di far parte dell’alleanza con il Pd. A destra, cioè verso il centro, la lista potrebbe essere quella di Pierferdinando Casini e della ministra Beatrice Lorenzin. Dietro a loro ci sarebbero personalità come Fabrizio Cicchitto, per esempio, ma anche le altre parti residue di Alternativa Popolare come i siciliani come Giuseppe Castiglione o i calabresi come Antonio Gentile, con relativi pacchetti di voti. E +Europa, la lista di Emma Bonino e di quella parte dei radicali? A parte la difficoltà di dialogo tra la linea dell’ex ministra degli Esteri e dell’attuale ministro degli Interni Marco Minniti sulla questione dell’immigrazione, c’è il fatto che il Rosatellum impedisce di fatto la presentazione delle liste perché sarebbe l’unico movimento non rappresentato in Parlamento e che quindi avrebbe bisogno di raccogliere in un mese, tra dicembre e gennaio, 50mila firme in 63 collegi, da Nord a Sud. Per questo motivo una delegazione è andata a Palazzo Chigi per parlare con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Anzi, sarebbe già pronto anche il testo per modificare le normative.

Il ritiro dalla corsa di Pisapia e Alfano, secondo Renzi, non è un problema. Anzi, dà una mano: “Ha cancellato quella di Di Battista. Anzi Di Battista a questo punto è un Alfano che ha fallito. Voglio vedere come fanno ad andare in giro a dire quanto è stato coraggioso”.

A proposito di Alfano, il ministro degli Esteri e deputato quasi uscente ha spiegato il suo addio al Parlamento in un’intervista al Corriere della Sera: “Dopo aver contribuito a condurre in un porto sicuro la ‘Nave Italia’, dovevo allontanare l’immagine di politico incollato a un potere sempiterno. Non mi riferisco alla poltrona di ministro ma al seggio in Parlamento. Questo è il significato profondo del mio gesto: nel mio operato non c’era la convenienza ma la convinzione”.

Alfano respinge la tesi che sia stato costretto a lasciare perché ormai politicamente senza sbocchi: “Non c’era un problema personale o di partito – spiega -. Con i numeri della prossima legislatura, la mia area politica potrà giocare un ruolo importante”. “Il rischio di scissione – ammette Alfano – è alto, non posso negarlo. È in atto una discussione tra due coerenze: una rimanda alla nostra storia, di moderati del centrodestra; l’altra al nostro presente, all’azione di governo, alle riforme liberali che abbiamo varato in questi cinque anni. Da una parte c’è Renzi e non ci sono più i comunisti, dall’altra ci sono invece i populisti. Ma il partito è vivo. Talmente vivo che viene cercato e tentato”. Ma c’è la terza via, incredibile ma non troppo con una legge come il Rosatellum che potrebbe non dare una maggioranza chiara dopo il voto: “In queste ore, ho chiesto al coordinatore del partito, Maurizio Lupi, e al vicecoordinatore Antonio Gentile di lavorare su un’ipotesi di corsa autonoma, così da tenere insieme le due coerenze e verificare se altri intendano fare insieme a noi questo percorso”.

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