La denuncia di alcuni cronisti contro il pentastellato era stata archiviata nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari proprio per l’insindacabilità delle opinioni espresse di un parlamentare, prevista dall'articolo 68 della Costituzione. L'ufficio comunicazione pentastellato: "Mai avuto conoscenza di tale atto processuale". Una delle querelanti: "Ha nominato l'avvocato difensore, quindi sapeva". La controreplica dopo il deposito del reclamo
Luigi Di Maio rinuncerà all’immunità parlamentare ma dopo che la giornalista Elena Polidori presenterà opposizione contro l’archiviazione della querela depositata nei confronti del candidato premier del Movimento 5 stelle. Lo fanno sapere dal M5s sottolineando che “Di Maio rinuncia all’immunità, come abbiamo sempre detto e fatto”. La denuncia di alcuni giornalisti contro il pentastellato era stata archiviata nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari di Roma proprio per l’insindacabilità delle opinioni espresse di un parlamentare, prevista dall’articolo 68 della Costituzione.
La vicenda risale al febbraio scorso quando Di Maio aveva presentato all’allora presidente dell’Ordine dei giornalisti. Enzo Iacopino, la lista dei cronisti che, secondo i 5 stelle, li “stavano diffamando per “aver scritto “in modo scorretto e doloso” dell’ inchiesta sulle polizze vita di Salvatore Romeo intestate alla sindaca di Roma, Virginia Raggi. Alcuni giornalisti avevano quindi denunciato lo stesso pentastellato per diffamazione. Il giudice, però, ha archiviato la querela proprio perché il vicepresidente della Camera è protetto da immunità parlamentare. I querelanti, tra cui la stessa Polidori, accusano dunque Di Maio di non aver, “in sei mesi dall’atto di archiviazione”, rinunciato all’immunità come già più volte annunciato. Il legale di Polidori, l’avvocato Stefano Parretta, ha quindi annunciato che sarà depositato reclamo presso il tribunale Penale di Roma in quanto, – è la sua tesi – l’archiviazione da parte del Gip con l’applicazione della prerogativa dell’immunità è avvenuta senza alcun contradditorio tra le parti e, tra l’altro, in violazione dell’articolo 408, comma 2, del codice di procedura penale.