Un potente si riconosce subito. Se è invitato a un convegno arriva per ultimo ma parla per primo. Se è in viaggio sull’autostrada ha sempre il lampeggiante acceso e un’auto di scorta, e passa per primo anche se è in ultima fila. Però se si trova in una città del nord fa spegnere il lampeggiante, a volte anzi lo occulta, perché fa troppo kitsch e sceglie di rimanere in coda. Ma non più di due minuti. Se si trova in una città del sud non fa spegnere mai il lampeggiante e a volte anzi chiede che avanzi nel traffico a sirene spiegate. Fa molto potente.
Se è invitato in televisione il potente ha bisogno – prima di andare – di far leggere la scaletta (lui non ha tempo), farla approvare da un tirapiedi (altrimenti che senso avrebbe pagarlo? E poi lui non ha tempo), far scegliere gli ospiti (lui non ha tempo) che lo intervisteranno. Il potente, se è potentissimo, decide anche l’ora in cui dovrà essere intervistato sui temi che sono stati già selezionati e dai giornalisti che sono già stati indicati. Arriva per ultimo e parla per primo, come se fosse nel traffico.
Se il potente è invece un conduttore, per esibire il suo potere ha bisogno di sforare con la chiusura. Poco o molto non conta, basta che il suo programma si protragga più di quanto è stabilito dal palinsesto. Se il potente naviga in rete e scrive un post ha bisogno di molti like. Se non li possiede se li fa comprare al mercato libero del web. Se ritiene sconveniente l’acquisto, si fa sponsorizzare e va avanti, nei post, come se fosse nel traffico col lampeggiante acceso, oppure come se a un concorso pubblico fosse candidato un suo fratello o una sorella o un figlio oppure una figlia.