Cronaca

Senzatetto tra i senzatetto, una settimana in incognito con gli ultimi di Torino fra mense e dormitori. Su Fq Millennium

Come si diventa nuovi poveri in Italia? Per rispondere a questa domanda, un giornalista ha passato una settimana da senza dimora a Torino, sperimentando i servizi assistenziali e raccogliendo dal vivo le storie di chi è finito in mezzo a una strada per rovesci economici o familiari, per dipendenze da droghe o gioco d’azzardo, o semplicemente per effetto della crisi. Vivendo, insomma come uno dei 50 mila senza dimora censiti nel nostro paese, che conta, secondo l’ultimo rapporto Caritas, ben 4,7 milioni di persone che vivono in grave povertà, con un incremento del 165% nell’ultimo decennio segnato dalla crisi.

Il reportage di Alessandro Madron apre il numero di dicembre 2017/gennaio 2018 di FqMillennium, il mensile diretto da Peter Gomez, in edicola da sabato 9 dicembre, dedicato ai temi, ai personaggi e ai poteri del 2018.

Il giornalista si è messo fila per essere ammesso ai servizi comunali, ha mangiato alla mensa del Sacro cuore di Gesù, ha passato le notti in diversi dormitori comunali, ha provato (con scarso successo) a rimediare qualche spicciolo di elemosina, si è fatto venire le vesciche ai piedi alla ricerca (vana) di qualche lavoretto per iniziare a rimettersi in sesto. Il lavoro si è dimostrato essere il tasto più dolente: al Centro per l’impiego di Torino Nord il giornalista di FqMillenniuM si è sentito dire di presentarsi alle cinque e mezzo del mattino per provare a iscriversi alle liste del collocamento, perché “c’è sempre molta coda”; mentre la guerra fra poveri fra senza casa italiani e stranieri ha ridotto di molto le possibilità di guadagno in “lavoretti” classici come il montaggio e smontaggio delle bancarelle del mercato di Porta Palazzo.

“Mi sono pippato seimila euro di coca in tre settimane”, racconta per esempio uno degli ospiti di un dormitorio, un cinquantenne segnato dalla dipendenza dalla droga. “Ma sono fortunato: faccio il muratore in una cooperativa. Quando mi capita mi mettono in ferie o in aspettativa e mi riprendono quando mi rimetto in piedi”.