Incrociamo un po’ di virgolettati. Poche righe per fare il punto, dal momento che ci si indigna giustamente per il metodo, dimenticando che la questione del merito è più importante perché propedeutica alla prima.

Como, 29 novembre. Gli skinhead del Veneto fanno irruzione nella sede dell’associazione Como senza frontiere e declamano (non senza qualche imbarazzante difficoltà di lettura) un volantino contro “tutti coloro che mirano a sostituire questi popoli (europei, ndr) con non popoli”. “Fermiamo l’invasione“, concludono.

Una settimana più tardi, militanti di Forza Nuova si presentano a volto coperto sotto la sede de La Repubblica e diffondono il loro messaggio sul web: “Rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soliinvasione e sostituzione etnica“. “Da oggi – proseguono, minacciando il quotidiano e L’Espresso – inizia il boicottaggio sistematico e militante contro chi diffonde la sostituzione etnica e l’invasione”.

Era il 6 dicembre. Tre giorni prima Matteo Salvini, intervistato da SkyTG24, spiegava che gli skinhead dell’irruzione di Como solo solo “4 ragazzi con un volantino”, mentre “è in corso “un’invasione pianificata del nostro paese. Un tentativo di sostituzione etnica dei nostri lavoratori con dei disperati”.

Nulla di nuovo. Quello del segretario della Lega è un mantra: “Sono poi sempre più convinto che sia corso un chiaro tentativo di sostituzione etnica di popoli con altri popoli”, diceva il 2 maggio a Catania. La prima volta lo aveva fatto il 3 dicembre 2014 a Radio Anch’io: “Lo Ius soli in Italia non lo accetto, è una sostituzione di popoli, una immigrazione programmata”.

Il 17 febbraio 2015 era andato oltre, regalando agli annali un upgrade di toni e contenuti in senso ancor più estremista: con gli immigrati “è in corso un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa”, diceva a Radio Padania spiegando che ci sono “padani discriminati, vittime di pulizia etnica“.

Ora, la domanda non è “a causa di chi o cosa i miasmi fascisti visti a Como e a Roma sono tornati a galla”, ma è la seguente: ci rendiamo conto che da anni Matteo Salvini e parte della destra parlamentare ripete gli stessi concetti di Forza Nuova e skinhead senza che nessuno abbia nulla da ridire?

E poi: è questa l’offerta politica del centrodestra moderato di cui Silvio Berlusconi si riempie la bocca? Perché gli alleati in coalizione non sono da meno: “Il loro obiettivo (del Pd, ndr) è una sostituzione etnica e favorire con l’immigrazione lo sfruttamento del lavoro”, diceva Giorgia Meloni, arringando i suoi il 24 settembre sul palco di Atreju.

Ora dire come ha fatto a piazza Santi Apostoli a Roma che “anche gli immigrati regolari sono italiani”, per Salvini equivale a indossare il vestito buono, utile a darsi una parvenza di presentabilità e a raschiare qualche voto anche nei settori meno meno estremisti dell’elettorato del centrodestra. Ma è una foglia di fico.

Che differenza c’è allora tra le teste rasate e il leader del Carroccio? Il metodo, per fortuna: Salvini non ha bisogno di fare irruzioni o usare la forza dell’intimidazione, perché gli si mette davanti il microfono senza problemi e nella maggior parte dei casi senza nessuno che gli faccia notare le bestialità che dice. Così facendo il segretario della Lega ha alimentato la palude, ha creato il contesto culturale in cui sguazzano i neofascisti. Ha sdoganato loro e il messaggio che veicolano.

Tutto questo sarebbe successo se dall’altra parte della barricata ci fosse stato un partito di sinistra vero? Probabilmente no. Invece c’è il Pd, che traccia la propria strategia sulla questione dei flussi migratori veicolandola con lo slogan “aiutiamoli a casa loro” di Matteo Renzi, parole che lo stesso Salvini ripete da anni. O che dice: “Sui migranti ho temuto per la tenuta democratica del Paese” come ha fatto a più riprese in estate il ministro dell’Interno Marco Minniti. Ma questo merita un capitolo a parte.

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