Il 30 ottobre è scaduto il bando per per la presentazione delle domande per l’inserimento e l’aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di III fascia del personale ATA, relative alle supplenze nella scuola. Bando ATA 2017 che fa riferimento alle assunzioni per il triennio scolastico 2017-2220 ed è rivolto ai candidati che desiderano lavorare come dipendenti pubblici nelle scuole italiane svolgendo ruoli Ausiliari Tecnici Amministrativi. Requisito, la licenza di terza media. Chi pensa che si tratti di un concorso quindi per soli non laureati, insomma per persone che non potrebbero ambire a giusto titolo ad una occupazione di maggiore soddisfazione, sbaglia. Eccome se sbaglia. Numeri precisi sulle domande non ce ne sono. In compenso sembrano confermate le stime fatte da sindacati e Miur. A tentare la carta del concorso per bidello, segretario o assistente di laboratorio nelle scuole sarebbero 2 milioni di persone. Tanti davvero, soprattutto se in rapporto ai 20mila posti disponibili, peraltro diluiti in un triennio.

Motivi per i quali meravigliarsi ce ne sono in abbondanza. E riguardano non soltanto le condizioni del comparto, ma più generalmente la salute del Paese. I numeri innanzitutto. Come noto le graduatorie vengono ricostituite ogni tre anni. Nel 2014 le domande sono state circa 1 milione, insomma pressapoco la metà di quelle presentate ora. Indizio che sia nata una vera e propria passione per il ruolo di bidelli o segretari? Segnale che le condizioni economiche sono così vantaggiose da risultare impossibile resistere? Chi ha un minimo di dimestichezza con la scuola sa che non è così. I bidelli non sono diventati personaggi da copertina e il loro stipendio non è certo quello di una star del cinema oppure del calcio. Il punto è un altro.

Dopo i numeri, un’occhiata ai candidati, alla gran parte di essi. Moltissimi laureati, perfino potenziali professionisti, spaventati di non riuscire a farcela. Terrorizzati dalle troppe incertezze del futuro. Potenziali avvocati, architetti, archeologi, storici dell’arte e non solo. Speravano di arringare, progettare, dirigere indagini di scavo, fare ricerca. Nei prossimi mesi saranno chiamati ad altre funzioni nelle scuole. Naturalmente i più fortunati.

Beninteso niente di male a riordinare le classi dopo l’uscita, oppure a fare la guardia all’ingresso dei bagni per assicurarsi che gli alunni non facciano cose proibite. La stortura non è che lo possano fare persone con una formazione scolastica superiore. Ma piuttosto che in questo modo ad essere penalizzati saranno quelli che hanno solo la licenza media. In questo sembra proprio che ci sia qualcosa che non vada. In questo tritacarne sociale nel quale i laureati sono costretti a fare i bidelli, precludendone la possibilità a chi con la terza media ne avrebbe il requisito, nessuno si trova dove potrebbe. In non molti sono felici di quel che fanno.

La scuola continua ad essere un serbatoio di promesse mancate, di sogni svaniti. Finora molti insegnanti che avrebbero voluto essere scrittori, architetti, ingegneri, artisti e cantanti e compositori. Da ora anche bidelli che speravano in altro.

Qualcuno si ostina a chiamarla mobilità. Anche se definirla incapacità di rispondere alle giuste aspettative delle persone sembra più appropriato.

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