A votare 6.385 vicentini per scegliere il candidato del Pd che correrà alla successione di Achille Variati. Dalla Rosa ha incamerato 2.738 voti, mentre Giacomo Possamai, sostenuto da buona parte del Pd, si è fermato a 2.700. Ma sui 38 voti di scarto si accendono le polemiche. E il primo cittadino rinuncia al progetto a causa delle "condizioni politiche" sfavorevoli
Le primarie “con il morto” hanno lasciato strascichi a Vicenza, ben oltre il fair play con cui è stato accolto lo scarto di soli 38 voti che ha incoronato il candidato outsider Otello Dalla Rosa. Una settimana fa sono andati a votare 6.385 vicentini per scegliere il candidato del Pd che correrà alla successione di Achille Variati, giunto al termine della seconda legislatura da primo cittadino, e quindi non candidabile. Cosa è accaduto? Che Dalla Rosa ha incamerato 2.738 voti, mentre Giacomo Possamai, sostenuto da buona parte del Pd, si è fermato a 2.700. Distanziato di molto, invece, il vicesindaco uscente Jacopo Bulgarini d’Elce, sponsorizzato da Variati, con cui ha condiviso l’avventura amministrativa.
Che nei seggi non tutto fosse andato per il verso giusto lo si era saputo dalle cronache locale, avvalorate da una seduta fiume (sette ore) del comitato di garanzia che aveva preso in esame le segnalazioni di irregolarità, per sancire alla fine la vittoria di Della Rosa. Possamai non si è messo di traverso, rinunciando a fare ricorso. E a caldo ha dichiarato: “Non è nel mio stile. Si creerebbe un Vietnam nel partito. Ho perso, per poco, ma ho perso. Finisce qui”.
Ma che non sia finita qui lo dimostrano, invece, due fatti. Il primo è interno al Pd veneto. Il secondo riguarda il sindaco che ha mal digerito lo schiaffo degli elettori al suo delfino, arrivato mestamente terzo. A rinfocolare le polemiche scende in campo il capogruppo democratico in Consiglio regionale, Stefano Fracasso, che in quell’incarico è succeduto lo scorso gennaio alla vicentina Alessandra Moretti (pesantemente sconfitta da Luca Zaia nella corsa alla presidenza della Regione Veneto).
“Episodi come questi non si dovrebbero vedere alle primarie”. Le parole di Fracasso (diffuse dall’agenzia di stampa Dire) sono benzina sul fuoco che per qualche giorno è covato sotto le ceneri. Anche perché elenca tutte le irregolarità emerse. “Durante le operazioni di voto l’anagrafe telematica in cui il personale di seggio doveva registrare i votanti si è bloccata per alcune ore, rendendo impossibile controllare la regolarità dei dati di chi si presentava al seggio. Durante il black-out i dati dei votanti sono stati scritti su registri cartacei, e una volta completate le operazioni di voto ci si è resi conto che ben 19 persone hanno votato senza averne il diritto”. Di chi si trattava? “Per la maggior parte di persone di nazionalità differenti, sudamericani o di origini balcaniche, ma c’é anche il caso di una donna che è risultata deceduta, e ciò significa che qualcuno ha usato il suo documento per votare”. La nota di Fracasso prosegue: “Secondo alcune testimonianze, inoltre, Giuliano Raimondo, membro della commissione di garanzia provinciale e figura nota del Pd, avrebbe tentato di votare nonostante sia residente fuori città e non ne abbia quindi il diritto. Infine, numerose segnalazioni evidenziano che all’ingresso dei seggi c’erano sostenitori del candidato vincitore che fermavano gli elettori per suggerire chi votare, in qualche caso anche offrendo un rinfresco”. La sottolineatura di Fracasso è severa: “Coloro che concorrono e i loro sostenitori dovrebbero evitare che succedano cose del genere. In ogni caso mi pare che Possamai abbia reagito nel modo più intelligente, superando le polemiche”. Eppure rischi di lacerazione nel tessuto del Pd, che esce da dieci anni di maggioranza, ce ne sono, visto che Fracasso conclude: “Ora bisognerà superare ‘l’incidente’, sarà possibile nella misura in cui i protagonisti riusciranno a mettere in campo proposte concrete ed efficaci per il governo della città. Purtroppo, rimane ‘amarezza’ per questa macchia su primarie dalla straordinaria partecipazione”.
In realtà non finisce qui. Perché dopo le primarie si è bloccato uno dei più importanti interventi immobiliari pubblici, quello che era stato definito il “risiko dei palazzi”, una delle più complesse operazioni dell’amministrazione Variati. Si tratta della riqualificazione, trasformazione e vendita di immobili di proprietà comunale (prevista anche la realizzazione di un albergo, un parcheggio e unità abitative), in cambio della costruzione della nuova sede della polizia locale, della nuova biblioteca e di altri uffici comunali. E’ un’operazione da più di 80 milioni di euro. Il giorno dopo le primarie Variati ha rinunciato, dichiarando: “Non ci sono le condizioni politiche per portare avanti l’operazione, come sindaco mi assumo la responsabilità di bloccare il progetto del fondo immobiliare”.
Che l’affare sia destinato a diventare uno snodo della prossima campagna elettorale a Vicenza lo dimostra l’editoriale firmato l’8 dicembre da Luca Ancetti, direttore de Il Giornale di Vicenza, il quotidiano controllato dagli industriali. Il titolo è eloquente: In fondo è responsabilità. E’ un attacco diretto a Variati. “È possibile che si dia ‘l’indietro tutta’ alle macchine perché il candidato sindaco designato dalle primarie, e premiato, per ora, da poco più di duemila cittadini, avanza, peraltro legittimamente, qualche dubbio? Così facendo si profila una situazione paradossale. Quella di un aspirante sindaco che viene investito di un diritto di veto… E quella di un sindaco in carica deluso, ma con pieni poteri, che sceglie di porre la pietra tombale sull’operazione, che lui stesso definisce come grande opportunità per la città perché non c’è unità nella maggioranza e perché le minoranze la contestano duramente. Vicenza non ha bisogno di un sindaco disilluso”. Disilluso, aggiungiamo noi, dall’esito delle primarie con il morto.