È in servizio al Tribunale di Reggio Calabria il giudice Mario Pagano arrestato stamane su ordine del gip di Napoli con accuse di associazione a delinquere e corruzione in atti giudiziari. I pm Celestina Carrano ed Ida Frongillo, coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, gli contestano una serie di “favori giudiziari” compiuti quando era in servizio a Salerno per imprenditori amici che in cambio si sarebbero adoperati per finanziare una società polisportiva, la Rocchese, riferibile al giudice, e di forniture ad un agriturismo di Roccapimonte, di proprietà della famiglia del magistrato, originario di quel paese. Sette le misure cautelari arrivate al termine del lavoro inquirente della Squadra Mobile di Napoli, guidata da Luigi Rinella, e del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Giovanni Salerno.
Domiciliari per Pagano e per il funzionario giudiziario Nicola Montone, divieto di dimora per gli imprenditori Luigi Celestre Angrisani, Riccardo De Falco, Giovanni Di Giura e Roberto Leone, obbligo di dimora nel comune di residenza per il consulente fiscale Antonio Piluso. Il gip ha inoltre ordinato il sequestro preventivo di 500mila euro: così ha quantificato i profitti delle numerose corruzioni. Pagano fu perquisito nell’aprile del 2016 nell’ambito di questa inchiesta: gli ritrovarono a casa quattro orologi di lusso e una cartellina con la dicitura ‘posti di lavoro’: dentro, nomi e curriculum vitae.
L’ordinanza cautelare racconta come e perché il giudice Pagano si sarebbe adoperato per aiutare imprenditori amici, facendo in modo di farsi assegnare le cause civili che li riguardavano ed omettendo di astenersi dal trattarle come lo avrebbe obbligato la legge. Il comunicato stampa diffuso dalla Procura guidata da Gianni Melillo elenca i presunti episodi corruttivi. Una corruzione in atti giudiziari contestata a Pagano e all’imprenditore Angrisani, titolare di fatto della casa di cura Angrisani – Villa dei fiori di Nocera Inferiore, il quale avrebbe corrisposto, in più occasioni, somme di denaro per un totale di 65mila euro a beneficio della Rocchese, oltre ad un orologio del valore di 20mila euro, ed avrebbe altresì provveduto ad assumere, presso la struttura sanitaria, diverse persone segnalate dal magistrato.
Un’altra corruzione in atti giudiziari è contestata a Pagano in concorso con gli imprenditori De Falco e Di Giura, titolari delle case di cura Villa Silvia da Roccapiemonte e Malerdomini, i quali avrebbero corrisposto, in più occasioni, somme di denaro per un totale di 40mila euro a beneficio della Rocchese. Una terza corruzione in atti giudiziari, di cui sono accusati Pagano e Leone, titolare della società Royal Trophy, il quale avrebbe consegnato, in più occasioni, forniture gratuite di materiale sportivo a beneficio della Rocchese.
C’è poi una ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, contestata (tra gli altri) a Pagano, a Montone e Piluso: riguarda un finanziamento regionale di oltre 300mila euro a beneficio della società cooperativa Eremo in vista della realizzazione di un agriturismo in Roccapiemonte, ottenuto – secondo la Procura – mediante una serie artificiosa di operazioni fittizie, realizzate mediante l’apparente costituzione di capitale sociale e false fatture comprovanti l’acquisto di materiali ed attrezzature varie. Una ulteriore accusa di falso in atto pubblico riguarda Pagano e Piluso per una falsa denuncia di smarrimento di assegni collegati alla costituzione del capitale sociale della Eremo. Una quarta accusa corruzione in atti giudiziari per Pagano affronta poi i suoi rapporti con Piluso: il giudice lo avrebbe favorito in alcune cause e il consulente avrebbe lavorato gratis per lui.
Altri tre episodi di corruzione in atti giudiziari contestati a Pagano riguardano favoritismi nella gestione di alcune cause riferibili alle società Plus giocolegale limited, Sacar Forni e Termoidris, i cui titolari avrebbero assicurato finanziamenti e forniture gratuite al magistrato.