Diciassette pagine per dire che le condizioni di salute di Marcello Dell’Utri “sono buone” e nonostante le sue varie patologie la detenzione in carcere può ancora assumere carattere “rieducativo“. Di più: la pena carceraria dell’ex senatore non si presta “a giudizi di contrarietà al senso di umanità da più parti paventato, in quanto il quadro patologico non appare costituire una sofferenza aggiuntiva, derivante proprio dalla privazione dello stato di libertà“. È per questo motivo che il 7 dicembre scorso i giudici del Tribunale di sorveglianza di Roma hanno respinto la richiesta di sospensione della pena presentata dai legali del braccio destro di Silvio Berlusconi, che sta scontando una condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Gli avvocati Simona Filippi e Alessandro De Federicis avevano motivato la richiesta sulla base delle cattive condizioni di salute del detenuto.
Un iter complesso, cominciato il 29 aprile scorso e che con pareri e consulenze di parte contestava il primo rifiuto del tribunale di sorveglianza del novembre 2016. La richiesta di concedere al fondatore di Forza Italia gli arresti domiciliari per motivi di salute era stata già respinta in via provvisoria dal magistrato di sorveglianza il 31 maggio scorso. Il 13 luglio, dunque, ecco che i giudici hanno ordinato una nuova perizia medica visto che dall’ultima era passato circa un anno. Cinque mesi dopo ecco che è arrivato un nuovo pollice verso: anche se malato, Dell’Utri può essere curato in carcere. Una decisione che ha sollevato parecchie polemiche.
“Preso atto della decisione del Tribunale che decide di lasciarmi morire in carcere ho deciso di farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto“, ha detto Dell’Utri ai suoi legali, annunciando di avere cominciato uno sciopero della fame e delle cure. “La grazia per Marcello Dell’Utri la si può certamente chiedere per le sue condizioni di salute, poi tocca però al Presidente della Repubblica concederla o meno”, aveva invece commentato il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. Un input – quello della concessione della grazia all’ex parlamentare – subito cavalcato dal quotidiano Il Tempo, che ha lanciato una raccolta firma per ottenere il perdono presidenziale, mentre persino Pierluigi Bersani ha aperto alla scarcerazione dell’avversario politico: “Che sia Dell’Utri, che sia Pincopallino, se uno è veramente nelle condizioni che vengono descritte non può essere lasciato in prigione. Esiste un concetto che si chiama umanità“, sono le parole utilizzate dall’ex segretario del Pd.
Eppure a leggere le motivazioni del tribunale di sorveglianza le cose sembrano un po’ diverse. Vero è che le perizie della difesa di Dell’Utri, ma anche quelle dei consulenti della procura generale, consideravano incompatibili le condizioni dell’ex parlamentare con il regime carcerario. Il tribunale, però, basa la decisione di non concedere a Dell’Utri i domiciliari sugli accertamenti svolti dai suoi periti. Dopo aver ricordato che sono “precluse al condannato le misure alternative alla detenzione ordinaria, salva l’ipotesi di condotta collaborativa attiva con la giustizia” la corte riassume punto per punto le perizie dei consulenti medici. “Quanto sopra esposto ha indotto i periti ad escludere una recente evoluzione in senso peggiorativo della patologia cardiaca del condannato”, scrive il giudice estensore Anna Vari. Cioè le condizioni dello storico braccio destro di Berlusconi non sarebbero peggiorate rispetto all’anno scorso.”Alla luce della disamina di cui sopra – spiega quindi la corte presieduta da Vittoria Stefanelli – il quadro patologico complessivo del Dell’Utri può essere adeguatamente affrontato in costanza di regime detentivo: trattasi di uno stato patologico che richiede sostanzialmente cure farmacologiche, controllo della pressione arteriosa e della glicemia, e controlli periodici, diretti, in particolare, a verificare l’evoluzione della patologia cardiologica e prostatica ed, eventualmente, a contrastarne il peggioramento. Dette cure e controlli non si vede come non possano essere effettuati in costanza di detenzione. Del resto, fino ad oggi il Dell’Utri è stato seguito da specialisti, è stato sottoposto a molteplici accertamenti, e non sono stati mai ravvisati ritardi ovvero difficoltà nelle cure”.
Insomma, fino a questo momento l’ex senatore è stato curato in maniera degna anche se da detenuto. “Ciò comporta – annotano quindi sempre i giudici – anche tenuto conto dell’età del condannato, le cui capacità intellettive sono perfettamente integre e le cui condizioni generali di salute sono buone, che, pur in presenza del descritto quadro diagnostico, la pena può assumere il suo carattere rieducativo, non prestandosi a giudizi di contrarietà al senso di umanità da più parti paventato, in quanto il quadro patologico non appare costituire una sofferenza aggiuntiva, derivante proprio dalla privazione dello stato di libertà”. Come dire: continuare a tenerlo in carcere non viola alcun diritto umano. “Le condizioni di salute del Dell’Utri – concludono – appaiono adeguatamente gestibili in ambito carcerario, anche, eventualmente, mediante il suo trasferimento in un attrezzato centro clinico della amministrazione penitenziaria, onde agevolare i controlli ed interventi clinici necessari”.
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