Anzaldi e Boccadutri contro la Rai per l'invito al presidente del Senato, che ha presentato in televisione il simbolo della nuova formazione a sinistra dei dem: "Non sono bastate la violazione del pluralismo, la presentazione di un simbolo elettorale in una trasmissione di intrattenimento, la scorrettezza di invitare l’ennesimo ospite contro il segretario dem: nel confronto degli ascolti, Che Tempo che perde mezzo milione di telespettatori"
In quello studio nelle ultime settimane sono passati praticamente tutti: da Silvio Berlusconi a Luigi Di Maio fino ovviamente a Matteo Renzi. A impensierire il Partito democratico, però, non è stata l’intervista di Fabio Fazio al leader di Forza Italia, senza domande sui processi, sulle condanne, sulle prescrizioni, sull’indagine per le stragi di mafia. Al contrario a provocare i maldipancia tra i dem è l’ultimo ospite di Che tempo che fa?: il presidente del Senato, Pietro Grasso. Dopo aver lasciato il Pd, l’ex magistrato antimafia ha accettato di essere il leader di Liberi e Uguali, la nuova lista unica che raggruppa i partiti nati a sinistra dei dem. E approfittando dell’invito di Fazio, che nelle ultime settimane ha ospitato i leader delle principali formazioni politiche, Grasso ha mostrato il simbolo del nuova lista.
Un passaggio che ha scatenato i renziani del Pd. Primo tra tutti Michele Anzaldi, il segretario della commissione di Vigilanza Rai che attacca viale Mazzini con una curiosa contestazione: l’intervista al presidente del Senato ha totalizzato un punto in meno di share rispetto a quella di Renzi. “Con Grasso, Rai 1 perde mezzo milione di telespettatori rispetto a Renzi. Non sono bastate la violazione del pluralismo, la presentazione di un simbolo elettorale in una trasmissione di intrattenimento, la scorrettezza di invitare l’ennesimo ospite contro Renzi (dopo Di Maio e Berlusconi), la costosissima presenza degli U2 (a proposito, quanto hanno preso per la performance?): nel confronto degli ascolti, la puntata con Piero Grasso fa tornare indietro Che Tempo che fa al 14%, mentre una settimana fa con con il segretario Pd aveva avuto il picco dell’ultimo mese con il 15,4%”, scrive su facebook il deputato del Pd. “Gli italiani – insiste Anzaldi – hanno dimostrato di saper scegliere. Una settimana fa, con il leader del Pd ospite, gli ascolti complessivi di Che tempo che fa in prima serata erano stati 15,4% e 4.058.000, mentre ieri con il presidente del Senato 14,6% e 3.978.000. Nel dettaglio del confronto tra le due interviste, Renzi è stato seguito da 4.476.670 telespettatori, mentre Grasso da 3.981.201. Mezzo milione in più per il leader Pd, che peraltro non poteva certamente contare sul traino degli U2“.
Attacca la rete ammiraglia del servizio pubblico anche Sergio Boccadutri, altro deputato dem in vigilanza Rai ed ex parlamentare di Sinistra ecologia e Libertà. “Che tempo che fa è una tribuna politica? È uno spazio elettorale? Allo stato dell’arte non risulta. Per quale motivo, allora, il conduttore Fabio Fazio e la Rai stessa, hanno consentito che un partito e il suo rappresentante principale, presentassero il simbolo del partito stesso? È la prima volta che una forza politica e il suo rappresentante principale ha goduto di un simile privilegio”, dice il deputato del Pd. Che tralascia i dati di ascolto, sostenendo invece l’esistenza di un “trattamento di favore” di Fazio nei confronti di Grasso: “La cosa è ancora più sgradevole, visto che si tratta del presidente del Senato, figura di per se di garanzia che beneficia di un trattamento di parte. Perchè lo stesso servizio non è stato reso possibile per altri ospiti politici? Siamo di fronte ad un pluralismo a corrente alternata? Vorremmo delle spiegazioni visto che si tratta di una palese violazione delle regole”.