In virtù della convenzione sottoscritta fra il Governo italiano e il Vicariato di Roma, il tempio adrianeo sarà la prima chiesa nella storia romana ad ingresso non gratuito. Il vicesindaco Bergamo: "Un momento triste per la nostra città. Mi auguro davvero che questa scelta non venga estesa"
Il Pantheon diventa a pagamento. Ed è di nuovo guerra fra il Ministero Beni Culturali e Roma Capitale. Non solo per il ticket da 2 euro che verrà applicato in virtù della convenzione sottoscritta fra il Governo italiano e il Vicariato di Roma, ma anche perché dal 2 maggio 2018 la Basilica di Santa Maria ad Martyres – il nome cristiano del tempio adrianeo – sarà la prima chiesa nella storia romana ad ingresso non gratuito. “Un momento triste per la nostra città”, ha dichiarato senza giri di parole il vicesindaco capitolino, Luca Bergamo. Già, perché quello rotto dal ministro Dario Franceschini e dal Vicario per la Diocesi di Roma, monsignor Angelo De Donatis, è un vero e proprio tabù, superato il quale da qui a qualche anno potrebbe cambiare completamente le dinamiche turistiche della Capitale d’Italia. Nella Città Eterna, infatti, insistono decine e decine di chiese-museo, veri e propri templi della cristianità, molte delle quali, fra l’altro, ospitano dipinti e affreschi dei più grandi pittori del passato. La scelta del Vicariato di Roma è stata sempre quella di mantenere gratuito l’ingresso, fino alla decisione di sottoscrivere la convenzione per il Pantheon, firma giunta nella giornata di lunedì. “Mi auguro davvero che questa scelta non venga estesa – afferma Bergamo a ilfattoquotidiano.it – il Pantheon è una chiesta atipica, è percepita come un monumento, ma è evidente che il rischio che si crei un vulnus esiste. Speriamo di convincere il prossimo Governo ad annullare questa scelta, prodotta dall’idea che il godimento dell’arte sia principalmente ad appannaggio del turismo invece che veicolo per la formazione delle persone e del loro benessere”. Il biglietto, sottolineano dal Mibact, “servirà al ministero per far fronte a una migliore valorizzazione e tutela del monumento, alle spese di manutenzione e a garantire una maggiore sicurezza durante le visite”. Ovviamente, specificano dal Vicariato, durante le cerimonie di culto le visite saranno sospese e gli ingressi saranno liberi.
TENSIONE FRANCESCHINI-BERGAMO – Dopo la decisione del Governo di riportare a sè il controllo sull’incasso delle visite al Colosseo, dunque, torna la tensione fra Franceschini e il vice di Virginia Raggi. Su Facebook, Bergamo attacca: “Il Governo adotta decisioni che hanno impatto sulla vita della Capitale senza cercare un accordo con chi l’amministra. Anche in questo caso avevamo avanzato ipotesi alternative che non sono state discusse. La Capitale deve avere poteri e mezzi corrispondenti alle responsabilità che le sono conferite. Oggi non è così. Continuerò ad oppormi a questa misura anche chiedendone la revoca al Governo”. Poi il vicesindaco, provocatoriamente, suggerisce: “Mi auguro che il Ministero abbia pensato ad accantonare fondi da trasferire a Roma per coprire i costi delle misure aggiuntive di vigilanza urbana e polizia amministrativa che necessariamente deriveranno dalla formazione di code sulla piazza”. La reazione di Bergamo non ha suscitato la contro-replica di Franceschini. Per il momento, dal Ministero Beni Culturali si sono limitati a far sapere che dal 2010 a oggi il Pantheon è stato visitato da oltre 45 milioni di visitatori, sfiorando negli ultimi due anni quota 8 milioni, che moltiplicato per i 2 euro del biglietto farebbero un introito di 15-16 milioni l’anno.
COSA ACCADE NELLE ALTRE CITTA’ ITALIANE – Come detto, nella Capitale dello Stato Italiano e del Cattolicesimo mondiale, tutte le altre chiese per il momento restano visitabili gratuitamente. Lo sono, solo per fare qualche esempio, San Giovanni in Laterano, Santa Maria in Trastevere, Santa Maria del Popolo, San Paolo Fuori le Mura. In realtà, in altre città d’Italia il tabù è stato già rotto da un pezzo. Tra le cattedrali, ad esempio, ai turisti è richiesto un biglietto a Milano, Siena, Orvieto, Siracusa e Monreale. A Firenze sono a pagamento Santa Maria Novella, Santa Croce e San Lorenzo; a Verona il Duomo, San Zeno, Santa Anastasia e San Fermo; a Venezia le chiese sono sedici, dai Frari al Redentore. Nei mesi scorsi l’arcivescovo di Arezzo aveva sollevato il caso della basilica minore di San Francesco, che ospita gli affreschi con le Storie della vera croce di Piero della Francesca, luogo di culto affidato ai frati minori ma di proprietà dello Stato, lamentando difficoltà di accesso per i fedeli. All’estero si paga (profumatamente) l’ingresso alla Sagrada Familia di Barcellona o all’Abbazia di Westminster a Londra.