Società

La lotta al fascismo (ormai estinto) è solo un alibi per la sinistra

Occorre fare chiarezza. Per evitare equivoci e malintesi. Soprattutto, per evitare che le conquiste del passato vengano oscenamente impiegate al fine di santificare le miserie in atto nel presente e i concretissimi processi di de-emancipazione in atto fin dall’annus horribilis del 1989.

Tra tutte, la categoria dell’antifascismo è oggi tra le più ambigue e destoricizzate. Lo dico apertamente e senza perifrasi. Il benemerito ed eroico antifascismo di Antonio Gramsci era patriottico, anticapitalista e in presenza reale di fascismo. L’antifascismo patetico e vile delle sinistre di oggi è globalista, ultracapitalista e in assenza totale di fascismo. Gramsci combatteva il fascismo e il capitalismo. Il primo era lo stadio supremo del secondo. E in nome di quella sacrosanta lotta egli ha pagato il prezzo più caro.

Come sapeva Eraclito, ciò che la passione del cuore vuole, lo compra al prezzo della vita. L’odierno antifascismo delle sinistre di completamento del capitale è quanto di più vergognoso e ignobile. Esso funge da alibi. Permette a suddette sinistre post-marxiste e liberal-libertarie di adattarsi senza riserve e senza residua “coscienza infelice” (Hegel) al nesso di forza capitalistico mondializzatosi. La new left, infatti, in tutte le sue varianti, combatte con vigore contro il fascismo, che non c’è più, per accettare cadavericamente, quando non con entusiasmo, il capitalismo assoluto, che è nel pieno delle forze. Come ho cercato di evidenziare nel mio studio “Il futuro è nostro” (Bompiani), la Sinistra libertaria del Costume è il completamento ideale della Destra liberista della Finanza.

Le strutture economico-sociali poste materialmente dalla Destra sono glorificate simbolicamente dalle superstrutture (cultura, giornali, mass media) della Sinistra. Per l’odierna Sinistra antifascista e ultracapitalista, che denunzia come fascista ogni benemerita aspirazione a ri-regolamentare il “libero” mercato competitivista e a far prevalente la politica sull’economia, il problema oggi è… il fascismo! Ad esempio, secondo i globalisti di Repubblica, Osservatore Romano della mondializzazione anglofona dei mercati, il pericolo oggi è il fascismo (“l’onda nera”)! Mica il liberismo. Mica il capitalismo assoluto. Mica la globalizzazione. Mica la macelleria sociale. Mica la dittatura finanziaria. Mica la competitività giocata al ribasso sui salari. Mica il fiscal compact. Mica l’ecatombe dei lavoratori e degli imprenditori. Queste anzi sono ottime cose: “ce le chiede l’Europa”, “ce le chiede il mercato”, in verità ce le chiede la dominante classe apolide dei delocalizzatori usurocrati della Finanza no border.

Il problema è il fascismo. Sempre il fascismo. La lotta contro il manganello fascista per fortuna estinto serve oggi da alibi per accettare il manganello invisibile dell’economia di libero mercato planetarizzato. Come l’antifascismo in assenza palese di fascismo servì a determinare la vittoria di Macron in Francia, appoggiato dalle sinistre in lotta contro il fascismo morto e sepolto e serve del vivissimo capitalismo finanziario classista, così ora l’antifascismo in assenza di fascismo servirà alle sinistre nostrane per appoggiare il Pd in funzione antifascista e ultracapitalista. Apriamo gli occhi. Prima che sia troppo tardi.