Ad aprile era stata archiviata la posizione di 5 indagati per la diffusione dei video
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord ha archiviato l’inchiesta per istigazione al suicidio legata alla vicenda di Tiziana Cantone, la 31enne che il 13 settembre 2016 si è tolta la vita a Mugnano, in provincia di Napoli, per la diffusione in rete di suoi video e foto hard. La richiesta di archiviazione era stata avanzata dalla Procura di Napoli Nord, competente per il territorio di Mugnano, che pochi giorni dopo l’accaduto aveva aperto l’indagine contro ignoti per istigazione al suicidio.
Ad aprile era stata archiviata, questa volta dal gip di Napoli, la posizione di 5 indagati per la diffusione dei video, che erano stati indicati dalla stessa Tiziana come coloro che avrebbero ricevuto da lei il materiale fotografico e i video dei quali chiedeva la rimozione. La Procura di Napoli aveva aperto un fascicolo ipotizzando per loro il reato di diffamazione e iscrivendo nel registro degli indagati i 5 nomi indicati nell’esposto, per poi chiedere l’archiviazione. Sulla vicenda di Tiziana resta ora aperta solo una seconda indagine della Procura di Napoli, in cui è indagato per calunnia l’ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Palo; gli inquirenti ipotizzano che sia stato lui a convincere la ragazza a querelare i cinque e a indicarli come i responsabili della diffusione on-line dei video incriminati.
Un’inchiesta molto complessa quella portata avanti dalla Procura diretta da Francesco Greco: le indagini erano state affidate al sostituto Rossana Esposito, che doveva accertare se qualcuno avesse istigato la ragazza a togliersi la vita. Nessuno però è mai stato indagato, nonostante gli inquirenti abbiano sentito più persone, tra cui lo stesso ex Di Palo, indicato dalla madre di Tiziana come il maggior responsabile della morte della figlia, o il consulente informatico Mirko Rivola, incaricato da Tiziana nella causa civile intentata contro i siti che avevano pubblicato i video.
Nel corso delle varie indagini, sono stati fatti anche numerosi accertamenti tecnici, come lo sblocco dell’iPhone della ragazza, realizzato nel febbraio scorso, dopo mesi di lavoro, dai carabinieri della sezione cyber-crime del comando provinciale di Napoli. Sembrava un punto di svolta, perché si pensava che nei file audio risalenti alle ore precedenti alla morte di Tiziana si potesse celare la verità sulla morte della 31enne. Ma così non è stato, tanto che la Procura ha chiesto l’archiviazione.