Doveva interrogarli prima di sospenderli. Per questo motivo il provvedimento di sospensione dei carabinieri Gianpaolo Scarto e Gaspare Sturzo è stato annullato dal gip di Roma Gaspare Sturzo. Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta della procura di Roma sul caso Consip. La misura dell’interdizione sarà quindi ripristinata la settimana prossima subito dopo l’interrogatorio dei due ufficiali dell’Arma. A sollevare la questione del difetto di procedura erano stati oggi i difensori di Sessa, gli avvocati Nicola Capozzoli e Luca Petrucci, durante l’interrogatorio di garanzia. Alla luce di tale difetto l’indagato si era avvalso della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio è stato quindi rinviato a martedì prossimo, 19 dicembre. Posticipato anche l’interrogatorio di Scafarto, per motivi di salute dell’ufficiale dell’Arma. Alla base del rinvio anche impegni del suo difensore, Giovanni Annunziata.
Secondo le accuse, Sessa avrebbe chiesto aiuto a Scafarto per eliminare il backup automatico dell’applicazione whatsapp, usata dai due per scambiare informazioni sull’inchiesta. Il tutto sarebbe avvenuto quanto Scafarto era già indagato e il suo smartphone era già stato sequestrato dagli inquirenti. Per gli investigatori Scafarto reinstallò l’applicazione sullo smartphone del suo superiore dopo aver distrutto messaggi e documenti indispensabili all’indagine sullafuga di notizie che ha coinvolto esponenti di spicco dell’Arma. Secondo il gip il comportamento dei Sessa e Scafarto fu deliberatamente volto alla distruzione di prove.
Le nuove accuse si aggiungono alle contestazioni per le quali Sessa e Scafarto sono sotto indagine da mesi. Il primo, ex vice comandante del Nucleo operativo ecologico, è accusato di depistaggio per aver mentito nel corso di un’audizione testimoniale con i pm. Il secondo, invece, risponde di falso e rivelazione del segreto, per la vicenda e per aver alterato in più punti l’informativa sulla quale si basavano alcune accuse a Tiziano Renzi, a sua volta indagato per traffico di influenze, in concorso con l’amico Carlo Russo. Nell’atto d’indagine era stata attribuita la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” ad Alfredo Romeo, l’imprenditore ora in carcere percorruzione. In realtà a pronunciare quella frase (senza che si riferisse a Tiziano Renzi) era stato l’ex parlamentare Italo Bocchino, anche questi indagato per traffico di influenze.
Nel fascicolo legato alle informazioni arrivate ai vertici Consip che erano a conoscenza di intercettazioni e pedinamenti in corso, rispondono di rivelazione di segreto d’ufficio il ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, ascoltato ieri dagli stessi pm romani per quattro ore. Inoltre è indagato di favoreggiamento il presidente di Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni.