Nel 2018 le vetture con il Cavallino sul cofano saranno 9.000, rispetto alle 8.400 con cui si dovrebbe chiudere il 2017. Per poi "sfondare" la soglia psicologica delle 10 mila nel 2020. Nel medio periodo però si riaffaccia, sempre più concreta, l'opzione sport utility: non sarà come gli altri concorrenti del lusso esclusivo, ma avrà un approccio inedito
Ferrari è un marchio che non ha bisogno di presentazioni: una leggenda che produce bolidi da sogno al top della tecnologia. Si tratta di uno dei primi 5 brand più forti del mondo, con dei ricavi impressionanti, che miete annualmente record commerciali e finanziari. Insomma, una vera e propria gallina dalla uova d’oro. Per questo la Scuderia di Maranello è pronta ad alzare i suoi volumi produttivi, come riporta Bloomberg confermando quello che il presidente Marchionne ha anticipato a più riprese negli anni.
Se nel 2016 l’azienda del cavallino ha consegnato 8.014 auto – segnando una crescita del 4.6% rispetto al 2015 – nel 2018 dovrebbe toccare quota 9 mila unità (con un anno di anticipo rispetto a quanto precedentemente annunciato), in salita rispetto alle circa 8.400 vetture attese per il 2017. Il target ultimo, anche in questo caso preannunciato, è quello di abbattere il muro dei 10 mila pezzi, presumibilmente già nel 2020. Ciò significherebbe un balzo in avanti della produzione del 30% in appena 5 anni (nel 2015 sono state vendute 7.664 unità). Per soddisfare questa domanda, già il prossimo anno la marca di Maranello incrementerà sensibilmente i turni lavorativi.
In linea teorica l’esclusività, tanto cara a Enzo Ferrari e a Montezemolo, dovrebbe essere conservata: ad oggi le liste di attesa per i modelli Ferrari sono mediamente superiori a 12 mesi. Il progressivo aumento delle vendite dovrebbe consentire all’azienda di raddoppiare l’utile operativo previsto per quest’anno, toccando entro il 2022 quota 2 miliardi di euro (anche grazie alle serie ultralimitate). Tuttavia gli auspicati risultati economici non tengano conto “solo” del giro d’affari delle supercar: a dare una svolta decisiva ai conti della Ferrari sarà infatti il chiacchierato suv del cavallino, di cui si parla ormai da mesi.
“Il suv Ferrari? Probabilmente lo faremo, ma a modo nostro”, aveva dichiarato all’inizio di agosto Marchionne, chiarendo che “lo spazio (commerciale, ndr.) c’è ed è molto invitante. Abbiamo parecchi clienti che desidererebbero guidare un’auto del genere piuttosto che una Ferrari estrema”. L’ad aveva poi riparlato dell’arrivo del modello lo scorso ottobre, precisando di aver bisogno di circa 30 mesi per definirei dettagli della produzione. L’ufficialità definitiva potrebbe essere annunciata già all’inizio del prossimo anno, in concomitanza con la pubblicazione del nuovo piano industriale di FCA.
Il modello in questione varrebbe da solo dalle 2 alle 3 mila unità l’anno: la cartina al tornasole di questo pronostico è la Lamborghini Urus, con cui l’azienda di Sant’Agata Bolognese mira a raddoppiare la sua produzione dai 3.500 veicoli attuali ai 7 mila nel giro di un paio di anni. Numeri facilmente replicabili anche dalle parti di Maranello e che porterebbero la tiratura Ferrari a quota 12/13 mila unità già nei prossimi 4/5 anni.
Lo sport utility in rosso sarebbe chiamato a soddisfare le esigenze di versatilità di vecchi e soprattutto nuovi ferraristi, pur garantendo le proverbiali doti stradali delle Rosse. Ma a Maranello non seguirebbero i canoni progettuali di Urus, Porsche Cayenne e company: creerebbero piuttosto un concetto di auto inedito, che costituisca di fatto una categoria a sé stante. Incluse nel corredo la trazione integrale, le ruote posteriori sterzanti (per aumentare l’agilità e la stabilità di marcia) e un abitacolo votato all’opulenza, concettualmente simile a quello della GTC4Lusso e progettato per essere “condiviso” con gli altri passeggeri.
Inevitabilmente l’altezza da terra sarebbe superiore a quelle delle altre Ferrari, ma senza toccare i livelli dei suv tradizionali per non compromettere troppo il comportamento dinamico. Se è vero che dal 2019 le Rosse cominceranno ad avere motori ibridi, la nuova nata della Scuderia sarà certamente elettrificata: visto il peso e gli intenti dell’auto, il “candidato endotermico” ideale è il V8 biturbo della Portofino, con la potenza complessiva del power-train nell’ordine dei 700 Cv. Infine la vera domanda: due o quattro porte? Un quesito che potrebbe sciogliere lo stesso Marchionne fra qualche mese, prima che l’auto arrivi sul mercato, presumibilmente nel 2020.