Da ora forse il Pd non è più isolato, anche se ci vuole molto, molto ottimismo per parlare di coalizione. Nasce la prima lista alleata del Partito democratico in vista delle elezioni di marzo. E non sarà “l’ampio schieramento progressista” che sognavano soprattutto dalle parti di Giuliano Pisapia. Più modestamente, almeno per ora, ne faranno parte i Verdi, il Psi di Riccardo Nencini, l’ex ministro Giulio Santagata, vicino a Romano Prodi, e probabilmente qualche esponente ex di Sel, come per esempio il pugliese Dario Stefàno. Come si vede, qui dentro non c’è Campo Progressista. Soprattutto non c’è Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari che con Pisapia è stato l’ultimo a cedere prima della fine della trattativa tra quell’ala di ex vendoliani e Matteo Renzi.
Ora ci sono nome e simbolo, dunque, ma man mano che passano i giorni la lista “di sinistra” nella galassia Pd rischia di perdere per strada altri pezzi. Centro Democratico, il partito di Bruno Tabacci, all’unanimità ha deciso che il partito non è disponibile a far parte di una “lista civetta“. Anzi, più chiaramente, secondo il deputato Roberto Capelli, il problema per la riunione del centrosinistra e la creazione di una coalizione competitiva “è rappresentato da un uomo, il segretario del Pd Matteo Renzi“. “Nulla di personale – prosegue Capelli – ma anche alla luce delle sue ultime dichiarazioni, ‘prenderemo oltre il 30 per cento, saremo il primo gruppo in Parlamento’, sembra di risentire il Berlusconi del 2011 che diceva che tutto andava bene e che la crisi non c’era perché i ristoranti erano tutti pieni”. Dopo Zedda (che ha detto di tifare unità, ma che continuerà a fare il sindaco), altri “pisapiani” lanciano un ultimatum a Renzi: sono pronti a continuare il percorso comune “unicamente” se farà un passo di lato a favore del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un’idea che lancia per esempio il centrista di governo Pino Pisicchio, ora nel Misto: serve una Lista Gentiloni, dice, perché “potrebbe rivelarsi una iniziativa politica coerente per le forze alleate del Pd che hanno sostenuto i governi di questa legislatura”.
Così la lista di sinistra nel centrosinistra diventa sempre più un listino che potrebbe non acciuffare nemmeno l’1 per cento. E al centro? Non va per niente meglio. Arrivano esponenti come Beatrice Lorenzin e Fabrizio Cicchitto dall’implosione di Alternativa Popolare, è vero, ma per andare dove? Perfino Pier Ferdinando Casini viene descritto come perplesso, mentre Lorenzo Dellai, presidente di Democrazia Solidale, parla di “colloqui costruttivi, che proseguiranno nei prossimi giorni” ma ammette che “la strada è ancora tutta da percorrere”.