L’antifascismo si ritrova marciando e manifesta tra bandiere (accidenti quante sono quelle con simbolo di partito!): palco, comizio, applausi. L’antifascismo c’è, grande raduno, praticamente un monumento. Ne seguiranno altri. Ma ad esserci son sempre quelli (compresa la politica che una mattina s’è svegliata ed ha trovato l’invasor che non se n’è mai andato). Mah. Perché sarà difficile vedere uno di Casapound o Forza Nuova partecipare alla sbandierata costituzionale e fargli cambiare idea. Occorre dunque andare davanti a scuola, esserci quando escono o quando entrano, essere dove passa il futuro prossimo e farsi da parte affinché si dia spazio per camminare con chi sopraggiunge: i giovani. E poi c’è quella cosa là, quella che andrebbe portato l’antifascismo dentro scuola, che andrebbe introdotta la materia “Costituzione”, che di per sé non è una cattiva idea, anzi. Il guaio è il “come” e troppo spesso chi è incaricato di veicolare la bellezza della nostra Carta lo fa senza accorgersi che non lo sa fare. Comizio, sbadigli, sipario.

Will Eisner era un maestro del fumetto, pardòn Arte Sequenziale, grandissimo narratore per immagini. Fra le altre cose scriveva che si stabilisce un “contratto” tra chi la dice (o scrive) e chi l’ascolta (o legge): il primo si aspetta che il pubblico lo comprenda, il secondo si aspetta qualcosa di comprensibile. Il peso di questo accordo ricade sulle spalle del narratore (la pesantezza di farlo male sul pubblico). E’ una regola fondamentale della comunicazione.

Non basta più un corteo, ma imparare a farlo come ci sta riuscendo la destra, la neodestra, l’estrema destra: dentro le scuole e con più brio.

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