Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, l’incontro a casa Boschi tra i vertici di Etruria e Veneto Banca ci fu. E tra i presenti c’era anche Maria Elena Boschi, in quel momento ministra delle Riforme del governo di Matteo Renzi. A confermare lo scoop del Fatto Quotidiano è uno dei protagonisti di quel summit: Vincenzo Consoli. “Il ministro Maria Elena Boschi partecipò a un incontrò con i vertici di Banca Etruria e di Veneto Banca nella casa di famiglia ad Arezzo nella pasqua del 2014, per un quarto d’ora, nel quale non proferì parola, dopo di che si alzò e andò via”, ha detto l’ex amministratore delegato dell’istituto di credito veneto in audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. La riunione – ha aggiunto Consoli – avvenne “perchè sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra” nella quale chiedeva l’aggregazione con un partner di “elevato standing” e indicandolo poi in Popolare Vicenza. Perché il ministro delle Riforme doveva partecipare ad un vertice del genere, organizzato peraltro nella sua casa di famiglia, anche senza proferire parola? Questo Consoli – che è imputato per ostacolo alle autorità di vigilanza – non lo dice.
di Manolo Lanaro
Le sue parole, però, preannunciano una giornata pesante per la sottosegretaria del governo Gentiloni. La seconda di fila, visto che giovedì 14 le dichiarazioni del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, avevano fatto riesplodere le polemiche sulla politica di Laterina. “Su Banca Etruria ho avuto modo di parlare della questione con l’allora ministro Boschi, che espresse un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che Etruria venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro”, ha detto alla Commissione il presidente della Consob. Che incontrò Boschi più volte tra l’aprile e il maggio del 2014. Boschi era diventata ministro a febbraio. Tra marzo e aprile, dunque, partecipa agli incontri con i vertici di Veneto Banca e Banca Etruria e interessa della questione il numero uno della vigilanza di mercati.
In quelle settimane sia Etruria sia Veneto Banca erano nel mirino della Vigilanza di Bankitalia che aveva ispezionato gli istituti nel corso del 2013 traendone a fine anno conclusioni piuttosto dure: le due banche erano messe talmente male da aver bisogno di un matrimonio d’onore e l’unica sposa rimasta sul campo era la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. I vertici dei due istituti però non ne vogliono proprio sapere. Da qui l’incontro a Laterina che però non porta a niente. Mentre poco dopo un blitz di Bankitalia porta alla rimozione dei vertici di Banca Etruria e così il 5 maggio Pier Luigi Boschi diventa vicepresidente dell’istituto Etruria: una nomina che la ministra preannuncia a Vegas in uno degli incontri ad aprile.
“Io non ho mai fatto pressioni”, ha ripetuto per tutta la giornata di giovedì la sottosegretaria. Accusata dalle opposizioni di avere mentito in Parlamento per difendersi dalla mozione di sfiducia del dicembre 2015 sul caso Banca Etruria e invitata alle dimissioni, la posizione dell’ex ministro è stata blindata nelle scorse ore dal premier Paolo Gentiloni. “Non sono il giudice del valore aggiunto o non aggiunto. Penso che Maria Elena abbia chiarito tutto quello che c’è da chiarire, quindi sarà candidata dal Pd e mi auguro che abbia successo”. Pochi minuti dopo Consoli avrebbe cominciato la sua deposizione a Montecitorio. Un’audizione in cui l’ex numero uno di Veneto Banca ha raccontato che Gianni Zonin, presidente della banca popolare di Vicenza, nel dicembre 2013, sottolineò come l’operazione di fusione fra i due istituti di credito fosse “fortemente caldeggiata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, con il quale aveva avuto una lunga telefonata”. “Io – ha aggiunto Consoli – ho sempre pensato alla Banca d’Italia come una sorta di Madonna che non si può toccare. Ma è chiaro che c’è stato qualche errore”.
Ma non solo. Perché a legare Consoli alla famiglia di Laterina ci sono anche alcune chiamate più recenti: risalgono al 3 febbraio 2015, subito dopo il decreto legge varato dal governo Renzi per la trasformazione delle banche popolari in Spa, Etruria compresa; e una settimana prima il commissariamento della banca di Arezzo. Boschi era vicepresidente dell’istituto da quasi un anno e cercava un salvatore. Per questo si rivolge a Consoli, impegnato a sua volta nel tentativo di alleggerire l’attenzione di Bankitalia su Veneto Banca e in cerca di sostegni politici a Palazzo Chigi. E Boschi lo rassicura. Con queste parole: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”. Il presidente ovviamente è Matteo Renzi. Del resto, l’aveva annunciato in una telefonata precedente avuta con Vincenzo Umbrella, capo della sede fiorentina di Bankitalia. Dice Consoli: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fa, mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”.
Alla Commissione banche Consoli ha detto che voleva parlare con Renzi “per dirgli di stare attento a una riforma delle banche popolari fatta in tempi così brevi” e “modificarla”. Un tentativo “che fecero anche altri presidenti e vertici di istituti popolari” ma l’incontro non ebbe luogo. L’ex banchiere ha confermato quanto detto nella telefonata con l’allora capo della sede di Bankitalia di Firenze nella quale faceva riferimento a una prossima telefonata con il vicepresidente di Etruria per chiedergli se poteva intercedere presso la figlia Maria Elena o il premier. “Si certo – spiega Consoli – era un momento in cui c’era il famoso decreto popolari, la nostra era una preoccupazione comune. Io cercavo di andare al massimo vertice”.
L’incontro a casa Boschi, attorno alla Pasqua del 2014, poi, serviva “a capire se i vertici di Arezzo si dimettevano o no” a seguito della lettera di Bankitalia. Scopo dell’incontro, spiega ancora Consoli, non era sapere perché Popolare di Vicenza veniva indicata da Bankitalia come partner per entrambi gli istituti, ma “sapere come si sarebbero comportati loro”, in Banca Etruria. Successivamente “noi di Veneto Banca siamo andati tutti a casa, quelli di Banca Etruria no”, ricorda Consoli, aggiungendo che per i legali dell’istituto veneto “Bankitalia non aveva i poteri di rimozione” e si sarebbe potuto fare ricorso al Tar, cosa che però preferirono non fare. Consoli ha poi aggiunto che dopo l’incontro di Pasqua 2014 non ha visto più né Maria Elena Boschi né il padre Pier Luigi con il quale ebbe poi una telefonata “dove mi disse di aver parlato con qualcuno della vigilanza romana di Banca d’Italia” in merito alla possibile fusione con Vicenza.