“Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano”. Così uno degli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze relativa al traffico illecito di rifiuti, parlando dei rischi di stoccare abusivamente rifiuti pericolosi in una discarica situata vicino a una scuola.
“Mi importa una sega dei bambini che si sentono male – prosegue l’uomo sotto intercettazione – io li scaricherei in mezzo alla strada i rifiuti”. Orribile vero?
Ma ci sono tanti modi per fare del male ai bambini che magari indirettamente noi stessi appoggiamo: non contestare che si permetta che anneghino in mare o che muoiano su un barcone proveniente dalla Libia prima ancora di arrivare – in modo che non ci arrivino cadaveri politicamente scomodi sulle spiagge.
Non riconoscerli come italiani laddove qui siano nati, istruiti e cresciuti nel nostro Paese.
Abbandonarli – i tanti bambini italiani, spagnoli, europei – sotto la soglia di povertà. Intossicarli con i rifiuti tossici, ma anche con gli abusi in sacrestia. Siamo pieni di orchi vestiti da monaci, in politica come nella finanza come tra la gente comune. Ma gli orchi non sono sempre e solo “gli altri”. Perché l’orco più grande, che ci mangia tutti, è il disinteresse per l’altro essere umano, la mancanza di pietas, la superficialità del giudizio, il non trovare soluzioni innovative sociali e politiche, ai problemi del nostro tempo che non possiamo eludere nascondendoci in un passato che non è più.
Il bene e il male esistono eccome. Forse non il Bene perfetto e non il Male assoluto ma c’è chi lotta per il bene, con o suoi difetti e piccole contraddizioni e chi persegue il male e i suoi interessi esclusivi senza contraddizioni. Chi lavora nelle Ong, non solo con i bambini, dell’impegno per il bene fa una missione di vita. Per ognuno di noi basterebbe prendere una posizione chiara: non ci sono vie di mezzo.
Con i bambini, o contro?