La Melegatti per ora ce la fa con le proprie gambe. Lo storico stabilimento veronese di pandori – in crisi di liquidità – riuscirà ad evitare per il momento la cassaintegrazione. Un’intesa alla quale sono arrivati azienda, sindacati e commissari del tribunale in un vertice di ieri. Per non lasciare a casa nessun operaio si è stabilito di proseguire la produzione natalizia in modo da sfornare altri 5mila pandori. Dopo, nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto, inizierà la campagna per le colombe pasquali. A poter tirare un respiro di sollievo sono settanta dipendenti fissi e 250 stagionali.
L’ultimo pandoro doveva essere sfornato il 12 dicembre ma grazie al sostegno dei consumatori oggi è ripresa la produzione: i commissari hanno deciso che l’ostacolo dei prezzi troppo bassi della grande distribuzione per panettoni e pandori a ridosso del Natale si potesse aggirare. Non facendo in tempo a raggiungere i supermercati, i 5mila pandori prodotti extra, saranno venduti direttamente nello spaccio aziendale, in questi giorni molto frequentato: per contribuire al rilancio dello storico marchio, i clienti acquistano anche le confezioni ammaccate, di solito scartate.
Soddisfatti i sindacati: “Ora ci aspettiamo un piano serio e affidabile, all’altezza della storia e delle potenzialità del marchio oltre che della responsabilità che hanno dimostrato fin qui i lavoratori”, dice Maurizio Tolotto, della Fai Cisl di Verona. Grazie al prestito da sei milioni di euro concesso dal fondo maltese Abalon a Melegatti, lo stabilimento fondato nel 1894 aveva potuto avviare la produzione natalizia, sfornando un milione 575mila pezzi tra pandori e panettoni che sono andati letteralmente a ruba. Questo grazie alla campagna di solidarietà dei consumatori, che si sono mobilitati dopo l’appello dei dipendenti sui social: “Compra un pandoro, salva il lavoro”. Così su Twitter ha spopolato l’hashtag #NoiSiamoMelegatti e, grazie al tam-tam, i lavoratori sono riusciti ad evitare la cassa integrazione.