L’Italia ripescata ai Mondiali 2018. Al posto nientemeno che della Spagna. Stavolta non è solo una bufala diventata virale sul web, come nel caso della presunta esclusione del Perù per una legge che non era ancora stata presentata: c’è una lettera della Fifa che minaccia la squalifica della Spagna, a causa di un’intricata vicenda di geopolitica del pallone, che parte dall’arresto dell’ex padrone del calcio iberico, Angel Maria Villar, passa per le sentenze delle massime istituzioni giudiziarie spagnole e arriva fino ai vertici della Fifa di Gianni Infantino, che avrà un ruolo non marginale nella vicenda. Le possibilità di vedere gli azzurri in Russia fra qualche mese restano praticamente nulle, perché è davvero difficile immaginare la Spagna fatta fuori dal Mondiale. Ma il caso stavolta non potrà risolversi in una bolla di sapone.
LA LETTERA DELLA FIFA – La causa che potrebbe eventualmente portare alla clamorosa esclusione è sempre la stessa: la violazione dell’autonomia della Real Federación Española de Fútbol (Rfef), come previsto dall’articolo 15 dello statuto Fifa, secondo cui ogni membro “deve essere indipendente ed evitare ogni forma di interferenza politica”. Come rivelato dal quotidiano spagnolo Abc, la Fifa avrebbe appena scritto in forma ufficiale alla Rfef che la nazionale rischia di non andare in Russia, se l’autonomia del pallone iberico continuerà ad essere messa in discussione. Ad oggi, infatti, la giustizia spagnola sostiene che le ultime elezioni federali sono da annullare.
IL CAOS DELLA FEDERCALCIO SPAGNOLA – Sembra impossibile, ma la Federcalcio iberica è messa ancora peggio della nostra. Se l’Italia piange, con un presidente dimissionario, la Lega che non riesce a eleggere i propri vertici da sette mesi e il Coni di Giovanni Malagò che vorrebbe commissariare tutto ma non può farlo, la Spagna certo non ride: lì lo storico presidente Villar è stato addirittura arrestato a luglio (e poi scarcerato su cauzione), la Federazione si ritrova con un reggente che non vuole mollare la poltrona, mozioni di sfiducia e sentenze di annullamento pendenti. Un caos che potrebbe finire per travolgere persino la nazionale di Iniesta e Sergio Ramos, tra le favoritissime dei prossimi Mondiali.
Per ricostruire la vicenda bisogna riavvolgere il nastro di qualche mese. Aprile 2017: Angel Maria Villar, padrone indiscusso del calcio spagnolo, in carica da 29 anni, già vice di Platini e anche reggente della Uefa nel 2016 prima di Ceferin, viene rieletto per l’ottavo mandato consecutivo, ovviamente senza avversari. I (pochi) oppositori denunciano brogli elettorali, ma il ricorso viene respinto. Passa poco tempo, però, e anche la Spagna viene travolta dall’Operacion Soule, che porta all’arresto di Villar (insieme da altri dirigenti), accusato di vari reati tra cui appropriazione indebita, falso e corruzione. La Federazione, però, suo feudo incontrastato per anni, non lo scarica. Non del tutto, almeno: Villar viene solo sospeso in via cautelare; in attesa del processo, il suo posto viene preso da Juan Luis Larrea, che non ha alcuna intenzione di tornare alle urne, e anzi punta a concludere il mandato fino al 2020, convocando solo delle elezioni suppletive per coprire le altre cariche vacanti. L’opposizione intanto si riorganizza, e presenta una mozione di sfiducia a Villar, che dovrà essere discussa a gennaio. Prima, però, è arrivato l’intervento della giustizia, sportiva e ordinaria, che ha scatenato la reazione della Fifa.
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE – Lo scorso 25 novembre il Tar spagnolo, confermando il giudizio del Consiglio superiore dello sport, ha messo in discussione tutti i vertici della Rfef. I giudici, rivedendo la sentenza della scorsa primavera, hanno stabilito che col senno di poi di quanto emerso dall’inchiesta penale, effettivamente le accuse di irregolarità elettorali erano fondate. Così il Tribunale non soltanto ha ammesso il ricorso, rimandando al Consiglio di Stato per un pronunciamento definitivo, ma si è anche spinto a dire che, a suo parere, “le elezioni di aprile sono da considerarsi nulle”. E questo, per la Fifa, configura un’intromissione nei confronti dell’autonomia dello sport.
L’ITALIA SPERA (MA NON TROPPO) – La questione è molto tecnica ed intricata. La lettera della Fifa potrebbe anche apparire un intervento di Infantino in favore del suo ex alleato Villar: la Spagna è stata uno dei grandi elettori del dirigente italo-svizzero, e solo un mese fa il numero uno del pallone mondiale si era incontrato col reggente Larrea, proprio per fare il punto sulla situazione della Rfef, esprimendo “soddisfazione per il futuro della Federazione”. Dopo poche settimane e la pericolosa sentenza del Tar, ecco la missiva della Fifa, che suona un po’ come un avvertimento: “Se non vi fermate, la nazionale non va ai Mondiali”. Dall’altra parte, però, non c’è un governo qualunque, soggetto alle pressioni politiche e dell’opinione pubblica, ma il Consiglio di Stato, la massima autorità giudiziaria del Paese, che sta provando a riportare la legalità in Federazione. Ora si tratta di capire chi farà un passo indietro: se i giudici (il Consiglio ha tempo tre mesi per esprimersi), o la Fifa, che per il momento minaccia ma poi in caso di annullamento definitivo dovrebbe andare fino in fondo. Una sentenza della giustizia ordinaria potrebbe davvero configurarsi come un’intromissione politica, grave al punto da portare alla sospensione della Federazione? L’Italia per il momento resta alla finestra, senza sperarci troppo. Una cosa è certa: in caso di esclusione delle Furie Rosse, ad essere ripescati sarebbero proprio gli azzurri, secondi nel gruppo G dopo la figuraccia rimediata dal 4-2-4 di Ventura della sfida di Madrid.