Il numero uno di Nissan Italia, a margine del tour di lancio della seconda generazione dell'auto a batteria più venduta nel mondo, ha sottolineato come gli incentivi statali siano indispensabili per la diffusione della mobilità a emissioni zero anche nel nostro Paese. Intanto Enel annuncia l'arrivo di 7.000 nuove colonnine di ricarica entro il 2020
Avere il 48% del mercato ed essere piccoli piccoli, come il minuscolo calciatore Lee dell’Hellas Verona. Capita, se il mercato di cui parliamo è quello dell’auto elettrica italiano. Ma la Nissan, che sulla tecnologia delle emissioni zero ha puntato oltre 5 miliardi di dollari, non molla. E presenta la seconda generazione della Leaf, che dal 2010 si è fatta comprare da quasi 300 mila clienti nel mondo (leader assoluta) ma in Italia, pur dominando, ne ha vendute solo 1.400.
Tenendo conto pure del furgone NV, che ha addirittura il 70% del suo mercatino, la casa giapponese ha venduto complessivamente 1.700 veicoli a elettroni nel Bel Paese Un’inezia, al cospetto non solo degli iper-ambientalisti norvegesi (che incentivano brutalmente le macchine elettriche con i quattrini guadagnati col greggio…), ma anche di francesi (40 mila immatricolazioni annue) e tedeschi (vicini ai 30 mila pezzi).
In Italia si riconosce giustamente un sostanzioso vantaggio fiscale a chi sostituisce la caldaia o gli infissi ma poco o niente ai volenterosi pionieri delle quattro ruote pulite, ha fatto notare il presidente di Nissan Italia, Bruno Mattucci, in occasione della prima tappa del Nissan Intelligent Mobility Tour, che ha tolto il velo – davanti alla sede meneghina di Eataly – alla Leaf 2.0. Che, rispetto alla prima versione, costa di meno – 36.330 euro contro 38.000 -, ha una autonomia più che doppia – 378 km contro 175 – ed è tecnologicamente assai più avanzata. Arriverà a marzo 2018 e la marca nipponica ambisce a venderne 2.500 (perbacco!), corroborata dalla volontà dell’Enel, che promette 7 mila nuove colonnine pubbliche entro il 2020 e ben 14 mila, di cui 3 mila “fast” per la ricarica rapida, entro il 2022.
La New Leaf potrebbe anche trasformarsi in trasportatrice e contenitrice di energia: fai il pieno di kilowatt a Milano e ci riscaldi la casa di campagna. Potrebbe, perché in Italia ancora la normativa non lo permette. Insomma, nonostante il verdismo a parole di tutte o quasi le forze politiche, da noi si fa veramente poco per dare l’indispensabile spintarella alla diffusione dei veicoli “zero emission”.
Così, almeno per ora, non resta che appellarsi – come hanno fatto i boss della Nissan nella conferenza stampa di lancio della nuova vettura – all’ottimismo delle persone di buona volontà. “Comperando una Leaf, si fa del bene a tutti e all’ambiente”, ha detto Mattucci. Facendo però capire che se non sarà messa in campo una solida politica di incentivi, le 2.500 auto destinate potenzialmente all’Italia verranno in parte dirottate verso Stati più disposti a spendere per far partire la rivoluzione della mobilità. Morale: Salvate il soldato Leaf ! Un’auto che, per inciso, è molto più spigolosa, moderna e carina e parcheggia totalmente da sola anche in spazi angusti. Basterà, a moltiplicare rapidamente l’esercito dei pionieri, in assenza delle pubbliche munizioni incentivanti?